Ho avuto il piacere di conoscere questo spicchio d’Italia che proprio non avevo mai visitato. Altro che gite al di là delle Alpi….nella zona di Conegliano Valdobbiadene  si respira uno scenario davvero unico e si capisce che qui tutto è superiore e si parla il linguaggio dell’eccellenza.

La denominazione CONEGLIANO VALDOBBIADENE DOCG è una zona collinare incantevole, equidistante tra mare e montagne, solo 50 km da Venezia e 50 km dalle Dolomiti. Qui, per oltre otto secoli, la popolazione ha coltivato la vite da cui ha origine il Prosecco Superiore, un successo iniziato dalla fondazione della prima Scuola Enologica italiana nel 1876.

Le splendide colline dove si produce il Conegliano Valdobbiadene DOCG

Quindici comuni fanno parte di questo anfiteatro naturale, che si snoda tra ripide pendici collinari ricamate dai vigneti, che vanta una tradizione enologica secolare, un clima mite grazie alla protezione dai venti freddi del nord data dalle vicine montagne, ed un terreno ricco di minerali. Elementi che insieme lo hanno reso habitat ideale per il vitigno Glera, uve che qui vengono lavorate e vendemmiate interamente a mano.

Una veduta del piccolo paese di Valdobbiadne

Valdobbiadene, che ho avuto il piacere di visitare e conoscere, è un piccolo paese, accogliente, da visitare con alcune bellezze come il campanile costruito nel 1743 che domina il paese ed il Duomo di Santa Maria Assunta, risalente al XV secolo (anche se oggi sono evidenti numerose modifiche risalenti ad epoche e stili diversi).

A pochi passi dalla principale piazza Marconi è possibile raggiungere Villa dei Cedri, edificio dal fascino ottocentesco che deve il suo nome agli alberi presenti nel suo parco. Fu progettata da Pietro Piva come residenza di famiglia con annesso opificio ed è circondata da un vasto parco aperto al pubblico. È possibile visitare la villa durante tutto l’anno o partecipare ai numerosi eventi organizzati.

Due chicche assolutamente da non perdere sono:

Col San Martinoun incantevole paesino sulle pendici meridionali delle Colline del Prosecco DOCG. Ospita due importanti edifici religiosi: la Chiesa di San Vigilio e Il Tempio di San Martino, entrambi immersi nei vigneti in posizione panoramica. La Chiesa di San Vigilio ha il classico impianto romanico e un aspetto austero, dominato da un imponente campanile. Il Tempio di San Martino invece è di realizzazione novecentesca ed è diventato un luogo di culto in cui si dice sia possibile recarsi per chiedere a San Martino la grazia di avere figli;

Molinetto della Croda

Situato nei pressi di Refrontolo, questo antico mulinetto ad acqua, risalente al XVI secolo è situato in uno dei più suggestivi angoli del territorio. A seguito di numerosi lavori di restauro, oggi è funzionante e visitabile. La presenza di una cascata ed un laghetto lo rendono un posto davvero idilliaco dove sembra quasi di tornare indietro nel tempo.

 Il territorio di Valdobbiadene si presta molto al turismo lento ed è quindi raccomandatissimo scoprirlo a piedi o in bici, percorrendo una delle sue scenografiche strade o uno dei suoi numerosi sentieri che permettono di cogliere appieno tutte le sfumature di queste colline.

Qui, circondati dagli ininterrotti filari di vite e presidiati da casolari e piccoli colmelli si snoda l’Anello del Prosecco Superiore.  Vi troverete immersi in un continuo saliscendi tra vigne, sentieri e strade comunali che ci faranno immergere ed integrare nell’autenticità del territorio valdobbiadenese.

Il percorso ci porterà alla scoperta di vigne, casolari, cantine e piccoli borghi, luoghi dalla lunga tradizione enologica e gastronomica. Molteplici capitelli e piccole chiese, ancora oggi motivo di celebrazioni e feste paesane, raccontano la storia e le tradizioni di questa terra dove la natura, con i suoi cicli, è la vera protagonista.

L’Anello del Prosecco è un sentiero percorribile a piedi o in bici, ed alterna brevi tratti asfaltati a comode strade sterrate. Nonostante sia percorribile tutto l’anno, sicuramente offre il suo lato migliore in primavera e autunno. È adatto a tutti, anche alle famiglie.

Per scoprire i dettagli potete visitare la pagina del Consorzio di Valdobbiadene (www.valdobbiadene.com).

Nel 2009, con la riorganizzazione delle denominazioni del Prosecco, il Ministro dell’Agricoltura ha classificato quest’area come Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Prosecco Superiore D.O.C.G.), il più̀ alto livello di qualità̀ per i vini italiani, mentre la Denominazione di Origine Controllata (Prosecco D.O.C.) è stata estesa a ben nove province distribuite tra Veneto e Friuli.

A partire da quel momento il Prosecco DOC non è più̀ la vite con 800 anni di storia, ma è diventato un nome esteso a territori di pianura, dove la coltivazione della vite non è stata tramandata di generazione in generazione dalla saggezza dei più̀ vecchi, dove la maggior parte della vendemmia non viene effettuata a mano ma con l’ausilio di macchinari e dove questa attività̀ ha assunto una visione prettamente industriale. Tutto ciò̀ ha portato a una situazione caotica, dove la semplice distinzione tra “Prosecco” (vino prodotto nei territori di pianura creati nel recente 2009) e “Prosecco Superiore” (vino prodotto sulle colline storiche di Valdobbiadene e Conegliano) non è sufficiente per trasmettere in modo chiaro una precisa identità̀.

La pendenza di queste colline ha da sempre costretto i contadini locali a praticare quella che è stata definita “viticoltura eroica”; il sacrificio e la passione di tanti viticoltori ha saputo trasformare questo territorio in un luogo unico e meraviglioso.

Guardando le colline, con i vigneti allineati disegnati perfettamente, si percepisce ancora oggi la fatica che ci vuole per mantenere questa terra; un lavoro che si tramanda di padre in figlio, con passione per la terra, per i vitigni e per il vino. Piccole cantine che puntano l’attenzione sull’eccellenza.

E’ un vero paesaggio da cartolina, perfetto, con giochi di luce e colori incredibili a qualsiasi ora del giorno. E’ come guardare il mare… ogni ora una luce diversa, un colore diverso, una sfumatura nuova che sembra non esserci stata fino a qualche minuto prima.

La storia di un vino, soprattutto se di origine antica, è intimamente legata non solo alla terra che lo produce, ma anche agli uomini e alle donne che con esso sono cresciuti. Terra, clima, vino, costumi, tradizioni: in tutto questo sta il vero significato di “terroir”. E legata alla terra è la storia della famiglia Miotto insediatasi in questi territori sin dai primi dell’800, che dal 1993 sotto la guida di Francesco Miotto assieme all’agronomo Paolo De Bortoli e all’enologo Loris Dall’Acqua hanno dato vita all’attuale Col Vetoraz, un’azienda vitivinicola che in soli 25 anni ha raggiunto il vertice della produzione con oltre 2.300.000 kg di uva DOCG vinificata l’anno, e una produzione di 1.250.000 bottiglie.

Nel nome di quell’identità territoriale e del rispetto per il proprio lavoro, Col Vetoraz ha compiuto una scelta coraggiosa: dal 2017 infatti hanno scelto di rinunciare definitivamente alla parola prosecco per utilizzare esclusivamente l’identificativo Valdobbiadene DOCG proprio allo scopo di esaltare il prodotto attraverso le qualità autentiche del proprio territorio (vista l’estensione delle zone di produzione come spiegato prima); ed è l’ unica azienda della denominazione, situata sul punto più̀ alto, a 400 metri, all’interno delle celebri colline da cui nasce il Superiore di Cartizze.

La gamma degli spumanti Col Vetoraz

La vendemmia, viene eseguita rigorosamente a mano per due motivi: 1) solo cosi si può garantire l’integrità del frutto ed il rispetto della pianta (mentre la raccolta meccanica può provocare profonde ferite ai grappoli di uva, compromettendo la salute e la forza della vite). 2)  a causa della estrema pendenza del terreno.

La severa tecnica di trasformazione dell’uva a vino operata in Col Vetoraz inoltre, utilizza il meglio della tecnologia così da non togliere né aggiungere nulla a quanto la natura sa offrire attraverso il grappolo, in un circolo virtuoso che dalla Natura nasce e alla stessa torna. Una metodologia che ha permesso alla cantina di diventare punto di riferimento sul territorio per l’eccellenza dei suoi prodotti, tutti rigorosamente Valdobbiadene Docg.  Il 20% delle uve proviene dai vigneti di proprietà, la parte restante viene coltivata da 72 viticoltori di fiducia, scelti nel corso degli anni tra coloro che rispettano i criteri qualitativi della cantina e ai quali viene offerta una consulenza agronomica diretta. Il risultato è una produzione di Valdobbiadene Docg di altissimo livello, che ha contribuito a rendere Col Vetoraz tra le più autorevoli realtà della denominazione, raccogliendo ragguardevoli riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale.

Come confermato dall’enologo Loris Dall’Acqua: “I vini Col Vetoraz non subiscono nessun trattamento, nemmeno chiarificante. Questo garantisce il mantenimento dell’integrità aromatica e strutturale del frutto di partenza, sviluppando un naturale indice di rotondità e un’espressione carbonica avvolgente e cremosa”.

Durante la degustazione dei loro spumanti, sentire Francesco Miotto affermare orgogliosamente che “noi produciamo ciò che siamo e che e in ogni calice dei nostri spumanti ci sono le nostre radici, quelle di una terra che ci ha visto nascere ed evolvere” mi ha trasmesso la forza del loro spirito di sacrificio nel portare aventi i concetti di eccellenza, l’amore per le proprie radici ed il rispetto per la fatica delle generazioni passate come valori assoluti per le generazioni future, e l’amore profondo per questa terra e per questo lavoro, duro ma appassionante.

In apertura ho parlato anche di buon pesce. Già, perché a soli 50 km è possibile, anzi ve lo consiglio, fare una gita nella laguna veneta.

Valle Cavallino

Nel comune di Jesolo, con una superficie totale di circa 500 ettari, si trova Valle Cavallino,

una riserva naturalistica di notevole importanza per la conservazione della flora locale e per la protezione della fauna. All’interno della valle sono presenti i caratteristici edifici, i casoni e le case coloniche, che rappresentano il patrimonio culturale e storico della vita in questi luoghi, unici per bellezza e poesia.

Oltre all’ allevamento del pesce, costituisce una riserva naturalistica per la conservazione della flora locale e per la protezione della fauna. Durante l’inverno, diventa un rifugio per numerose specie di uccelli e per migliaia di anatre selvatiche, poiché si trova lungo una delle più importanti rotte migratorie d’Europa.

Per valli da pesca si intendono quelle aree della laguna veneta, salmastre, dove l’afflusso di acqua dolce e salata è regolato artificialmente da chiaviche (chiuse)  che favorisce la pratica della “vallicoltura”, un genere di itticoltura estensiva, dove il pesce, biologico di eccellente qualità (soprattutto orate, anguille e diverse specie di cefali), s’accresce in modo naturale nell’arco di tre, quattro anni  (soprattutto orate, anguille e diverse specie di cefali) e viene distribuito nei principali mercati ittici, tra il quali quello di Rialto.

Pescatori al lavoro in una delle vasche di selezione del pesce

Per popolare le valli, i valligiani sfruttano le abitudini migratorie dei pesci: gli avannotti nati in autunno nell’Adriatico, dall’inizio della primavera fino a estate inoltrata entrano spontaneamente in laguna (la cosiddetta montada), attratti dalla temperatura più elevata rispetto a quella del mare aperto. In questa circostanza gli allevatori sbarrano loro il passaggio, impedendone l’uscita dalla valle, all’interno della quale comincia il periodo della crescita dei pesci stessi che si nutrono di quello che trovano nella laguna. Verso l’autunno, quando le acque interne, poco profonde, iniziano a raffreddarsi più velocemente del mare aperto, i pesci cercando di percorrere il cammino a ritroso tornando nell’Adriatico (la cosiddetta smontada):è in questo preciso momento che, sempre utilizzando l’apertura e la chiusura delle chiaviche e apposite reti, i pescatori catturano gli esemplari che hanno raggiunto la taglia giusta per essere commercializzati, mentre quelli sottomisura vengono ricoverati per tutto l’inverno in fosse artificiali, chiamate peschiere di sverno, in attesa che diventino più grandi.

E per chiudere il nostro weekend non resta che un bel pranzo o una bella cena a base di pesce crudo e piatti tipici della tradizione marinara locale ovviamente rielaborati sulla terrazza del Cason di Valle, con  Venezia all’orizzonte ed ovviamente un bel  bicchiere di spumante Col Vetoraz.

Ed il cerchio si chiude!

Info e prenotazioni: www.vallecavallino.com

a cura di ugo Cisternino