Roberta Caruso, dalla Calabria a Los Angeles e ritorno. Il racconto di un’imprenditrice filosofica.
Roberta ha lasciato la Calabria da giovane. Da studentessa universitaria.
Prima, per studiare filosofia a Roma e a Bologna. Poi, per cercare lavoro, ispirazioni e un futuro a Los Angeles. “Ma presto ho scoperto che il mio futuro apparteneva alla mia terra di origine, a Montalto Uffugo, a questo piccolo borgo calabrese, da cui ero andata via come molti, per la paura di non riuscire a lavorare, ma dove ho poi deciso di vivere e realizzare i miei sogni”.
Montalto Uffugo è un borgo di circa 20 mila anime collocato in provincia di Cosenza, a cui Roberta torna con la convinzione di utilizzare una risorsa di famiglia, un antico casolare, che nel 2015 trasforma in un co-living, unendolo all’home-restaurant già avviato dal padre.
Termini anglosassoni in terra calabra…
Che però vengono accolti con grande apertura mentale e partecipazione dagli abitanti del posto, dai produttori, dal tessuto economico di questo territorio che risponde in maniera efficace e pronta alla chiamata di Roberta.
“Mio padre, Roberto, gestisce da anni un ristorante dove serviamo prodotti del nostro orto e dove propone piatti della cucina calabra da lui rivisitati. Il ristorante è aperto al pubblico il sabato e la domenica ma il vero lavoro lo fa con gli ospiti del nostro co-living”.
Il co-living è una forma di viaggio di matrice anglosassone con cui si coniuga la vacanza al lavoro ed è rivolto a chi è in smartworking, a chi lavora da casa o ai nomadi digitali.
“L’esperienza che offriamo attraverso il nostro progetto home4creativity è semplice ed efficace. Abbiamo ristrutturato il casolare di famiglia, ricavandone quattro appartamenti e un’area lavoro comune con postazioni moderne, sedie ergonomiche, scrivanie adeguate, connessione ad alta velocità, illuminazione curata. Un’ampia area dove socializzare e lavorare. Oltre a tutto questo, mettiamo a disposizione, appunto, l’home-restaurant dove offriamo smart-meal a pranzo, pasti veloci e buoni, oppure cene degustazione per far conoscere i sapori della nostra terra e creare un’occasione dentro l’occasione. Così il lavoro diventa scoperta e la scoperta viaggio e il viaggio fa da cornice al lavoro in un circolo virtuoso e sicuramente vincente”, ci racconta con entusiasmo Roberta.
La logica alla base di home4creativity è quella di far incontrare le persone con il territorio, in modo che ambo le parti ne abbiano giovamento. Chi si sposta per lavorare in questo ambiente, sicuramente ne torna arricchito dal contatto stretto con le realtà del luogo e dalla scoperta di tradizioni e sapori, da cui partire per andare alla scoperta di una Calabria autentica e intima.
I locali si trovano, invece, coinvolti in un’attività che crea occasioni di lavoro, di scambio e di commercio.
I clienti di Roberta, pre Covid (lo spartiacque di questi ultimi anni, il prima e il dopo di questo secolo) erano per l’80% stranieri e per il 20% italiani. Oggi i dati si sono completamente ribaltati: “la fascia d’età va dai 28 ai 60 anni. Abbiamo molte coppie mentre i singoli sono per lo più uomini. Freelance, professionisti e imprenditori. Sono anche numerosi i team di lavoro che si spostano da noi per un certo periodo, sperimentando una nuova dimensione lavorativa, una comunità che offre scambio e che arricchisce e da cui si esce trasformati”.
Il viaggio lavorativo diventa, così, occasione di confronto e approfondimento. Ma anche di scoperta del territorio e la trasformazione che avviene è l’obiettivo primario del progetto di Roberta che a Montalto Uffugo sta mettendo in pratica in maniera virtuosa e vincente i principi del co-creating (altro termine anglosassone in terra calabra!).
“I principi del co-creating si riferiscono nell’invitare i clienti o i propri dipendenti a partecipare alla gestione e al miglioramento dei servizi e delle prestazioni della propria realtà, Uno scambio di consigli e suggerimenti che porta ad una crescita comune. Ed è proprio quanto avviene da noi ogni giorno e ogni volta che ospitiamo nuovi avventori”.
Ma Roberta non si è fermata qui.
Lei è anche project manager designata dal celebre Mit di Boston per il progetto I Live in Vaccarizzo, atto al ripopolamento di questo piccolo borgo di circa 500 anime, frazione di Montalto Uffugo.
Andiamo a spiegare
Il Mit di Boston ha inserito Vaccarizzo di Montalto Uffugo, un puntino microscopico della cartina geografica, nell’ambito di una importante iniziativa internazionale sulla trasformazione sociale, inserita nel Societal Transformation Lab del Presencing Institute, piattaforma di ricerca per la trasformazione profonda dei sistemi sociali, economici, culturali, a cui hanno aderito 70 paesi da tutto il mondo. Il fulcro del progetto sta nel ripopolamento delle aree marginali ed è condotto da Brit, start up impegnata nella rigenerazione di borghi e dimore storiche a rischio di abbandono. Nella classifica di Brit, Vaccarizzo si posiziona primo su 10 borghi italiani per la valenza storica del territorio, le risorse attrattive, la disponibilità della comunità locale.
Roberta Caruso, appunto, è la project manager del progetto, di questo magnifico laboratorio di trasformazione sociale, unico italiano.
“Tra 10 borghi italiani, Vaccarizzo di Montalto è stato selezionato per la grinta e l’entusiasmo creativo della comunità, che unisce vecchie e nuove generazioni nella mission di riqualificare e valorizzare il borgo incentivando il ripopolamento. La partecipazione alla sperimentazione ci ha consentito di diventare punto di riferimento a livello nazionale per la risoluzione del problema dello spopolamento, che affligge numerose realtà italiane – ci spiega Roberta che prosegue – abbiamo, così, dato vita ad una cooperativa di comunità con ben 67 soci, con cui abbiamo supportato la nascita di nuove attività produttive, riqualificato l’ex edificio scolastico e messo in rete immobili e terreni privati abbandonati, per il ripopolamento e la promozione turistica di Vaccarizzo. Ad oggi è stato possibile riaprire l’ufficio postale, un bar e una bottega (putiga) comunitaria che valorizza le produzioni sostenibili e a filiera corta del nostro territorio”.
La notorietà di Vaccarizzo lascia il puntino sulla carta geografica e varca i confini nazionali: dall’Argentina, dal Canada, ma anche dalla vicina Cosenza, arrivano le prime richieste di informazioni, perché mai come in questo periodo: “le persone cercano un rifugio, un luogo lento, autentico, stimolante, come Vaccarizzo, appunto”.
Roberta sta creando opportunità, sta trasformando una mentalità e, con essa, il territorio.
Ma manca ancora qualcosa: “ti sembrerà strano ma manca la forza lavoro. Per una questione di sfiducia e per i tanti luoghi comuni i giovani lasciano la nostra terra, cercano lavoro altrove dopo l’università. L’ho fatto anche io, certo, ma poi ho deciso di tornare e scommettere sulla mia terra. Vorrei che anche altri facessero lo stesso percorso, perché spazi e opportunità ci sono”.
a.m.