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Sapori di libertà e riscatto dall’isola-carcere di Gorgona

Ripartire dalla terra, dal lavoro, dalla professionalizzazione: l’isola di Gorgona è l’ultima “isola carcere” d’Italia, colonia penale agricola dal 1896 e attualmente sezione distaccata della Casa Circondariale di Livorno, e ha scelto la via della dignità per combattere recidiva e favorire il reinsediamento sociale dei suoi detenuti.

Agricoltura, allevamento, vinificazione, caseificazione… ma anche falegnameria, idraulica, muratura: lavori a tutti gli effetti, che permettono ai detenuti di imparare un mestiere, mettere da parte risorse per affrontare il reinserimento a fine pena. E che danno vita a progetti dal grande potenziale, “buoni” sotto tutti i profili: sociale, economico, gastronomico. A testimoniarlo, sono soprattutto i sapori: come quello del vino che viene prodotto proprio qui, e che raccoglie profumi e suggestioni di terra, di mare e di riscatto. 

Il vino Gorgona

Il vino Gorgona nasce dalla collaborazione tra la struttura detentiva e Frescobaldi Vini, che ha dato il via nel 2012 al progetto “Frescobaldi per Gorgona”. Agronomi ed enologi dell’azienda vitivinicola toscana lavorano quindi con i detenuti, offrendo loro competenze di viticoltura e vinificazione e permettendo la produzione di due vini gorgonesi doc: il Vino Gorgona Costa Toscana IGT (proveniente da un piccolo vigneto di Vermentino e Ansonica, piantato nel 1999 nell’unica zona riparata dai venti e curato secondo i principi dell’agricoltura biologica, senza diserbanti né prodotti chimici di sintesi, dal colore dorato e dal forte sentore aromatico) e il Gorgona Rosso, che ha visto la luce da alcuni filari di Sangiovese e Vermentino Nero, anch’essi coltivati in agricoltura biologica e affinati poi in orci di terracotta. Quest’altro vino, dal color rubino, è caratterizzato da sentori di frutta e di sottobosco. 

Formaggi locali

©Gian Luca Boetti

Dal vino al formaggio, il passo è breve. Anche perché è proprio dal progetto con Frescobaldi che ha preso il via anche la produzione casearia sull’isola, a partire dal latte di mucche, pecore e capre allevate in loco dai detenuti e grazie all’interessamento nel 2013 di Alberto Marcomini, giornalista ed esperto di tecniche casearie. Si tratta di piccole produzioni, entrambe a latte crudo: la prima tipologia è insaporita dalle erbe selvatiche dell’isola, mentre la seconda è bagnata nel vino di Gorgona. Il caseificio è anch’esso luogo di formazione e professionalizzazione e i gustosi formaggi – rigorosamente a chilometro zero – sono apprezzati in molti ristoranti italiani. 

L’oliva dei monaci

Altra specialità dell’isola sono gli olivi secolari di cultivar “Bianca di Gorgona”, una varietà di oliva bianca scoperta nel 2012 proprio sull’isola… dove sono stati rinvenuti venti piante residue, probabilmente ciò che restava delle piantumazioni effettuate dai monaci certosini che hanno abitato l’isola nei secoli scorsi. Questa cultivar è stata iscritta nel luglio 2012 nel registri del Repertorio Regionale delle risorse genetiche autoctone toscane. Dalle coltivazioni di ulivi sull’isola, la Sezione Agricola ottiene un buon olio extravergine di oliva. 

Sul numero 283 (agosto/settembre 2020) di Itinerari e Luoghi, disponibile in edicola e online, trovate maggiori informazioni, curiosità e un itinerario dedicato all’isola di Gorgona.
Qui trovate invece tutti i nostri consigli di viaggio.

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