Viaggiare ha un senso quando la strada diventa uno strumento di conoscenza e di esperienza. Il Molise è una terra incognita che ispira grandi viaggi nel cuore dell’Italia; una meta dove non è difficile trovare il senso più arcaico del viaggio. Transita qui il Regio Tratturo, l’autostrada dei pastori larga 111,6 metri che per secoli ha messo in comunicazione Abruzzo, Molise e Puglia ospitando transumanze tra le montagne e le pianure che guardano verso oriente. Le transumanze sono affascinanti migrazioni di uomini e animali, liberi e testardi, sottomessi solo al ritmo delle stagioni, delle stelle e delle lune; raccontano storie di contaminazioni di profonda densità umana.

Il Molise è terra di migranti, coltelli, campane e caciocavalli, che conserva un’identità molto forte che ha nelle mani, nell’umiltà, nella genialità, nella tempra dei molisani valori antichi e radicati che fanno di questo spicchio d’Italia un tesoro da scoprire lentamente, con lo spirito che animava i viaggiatori del Grand Tour.

Le vicende del Coronavirus hanno stimolato dibattiti e confronti sul turismo che verrà. Le aree interne hanno acquistato una centralità in tutte le previsioni. Il Molise è meta per viaggiatori e turisti curiosi in cerca di destinazioni dove l’economia turistica non ha ancora corroso l’anima dei luoghi. Nella piccola regione quasi inesistente nell’immaginario collettivo una semplice vacanza diventa esperienza che rimarrà scolpita sulle pagine di diario di viaggio o nel contenitore invisibile delle emozioni.

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Una visione di “ri-orientamento”

La strada che vi suggeriamo arriva dove le spalle larghe dell’Alto Molise si affacciano verso la Valle del Sangro e lo sguardo si allunga sulla Maiella, la montagna madre della terra abruzzese. Benvenuti a Castel del Giudice, 800 mt, piccola grande realtà, simbolo della rinascita molisana dove un sindaco visionario e una comunità ispirata hanno trasformato il problema dello spopolamento e dell’abbandono, dell’isolamento e dell’emigrazione in un’opportunità di virtuoso cambiamento. Come tanti borghi dell’entroterra Castel del Giudice si stava ammalando di malinconia e solitudine fino a quando Lino Gentile e la sua gente hanno cominciato a vivere senza più voltarsi indietro, ma allungando lo sguardo in avanti sorretti dalla forza delle idee. Senza scomodare massimi sistemi hanno avviato una serie di buone pratiche che hanno determinato un’importante inversione di tendenza. Quella di Castel del Giudice è una bellissima storia incentrata su quattro punti importanti: il ruolo del Comune, il valore della partecipazione, la sinergia tra pubblico e privato e la creazione di forme sostenibili di uso e gestione delle risorse territoriali.

Tutto inizia quasi 20 anni fa quando Castel del Giudice diventa un laboratorio per il rilancio e la valorizzazione del territorio trasformando una situazione di marginalità in vantaggio. Rossano Pazzagli, professore di Storia moderna all’Università degli Studi del Molise, parla di questa realtà evidenziando aspetti di grande interesse: “Oggi, nella fase di crisi strutturale del modello economico, è necessario tornare ad occuparci dello scheletro della penisola, delle cosiddette “aree interne”. Non più soltanto in un’ottica di resistenza, e meno che mai con un approccio nostalgico, ma nella prospettiva di una rinascita. Nell’esplorazione di questi piccoli mondi locali emergono qua e là buone pratiche, con la possibilità di ricavare indicazioni paradigmatiche anche per il “ri-orientamento” dei modelli economici e dell’organizzazione sociale e territoriale a livello più generale”.

L’inversione di tendenza in tre mosse

Lino Gentile racconta con orgoglio ma anche grande umiltà le buone pratiche messe in campo, sottolineando che il processo di cambiamento è stato possibile solo con il coinvolgimento della comunità locale.

Il primo intervento è consistito nel recupero di un edificio scolastico dismesso da destinare a residenza per anziani e persone non autosufficienti (RSA). L’operazione ha coinvolto 30 abitanti, che hanno investito per il recupero dell’edificio, permettendo al Comune di accedere ad un mutuo bancario e di valorizzare a fini sociali un immobile pubblico, contrariamente alla pratica di privatizzazione dei vecchi edifici scolastici invalsa nella maggioranza dei comuni italiani. La RSA ospita oggi 30 persone ed occupa una ventina di addetti.

Il secondo intervento ha riguardato il recupero di circa 40 ettari di pascoli e terreni agricoli abbandonati per l’impianto di una coltivazione biologica di mele. Anche in questo caso i cittadini sono stati coinvolti attivamente nel progetto, e tramite forme di azionariato popolare è stato possibile costituire la Melise, un’impresa pubblico-privata (2 imprenditori che si sono succeduti nel tempo e 75 cittadini) che occupa stabilmente 4 persone, oltre a 20 addetti stagionali. Con questo progetto Castel del Giudice è entrato a far parte dell’Associazione Città del Bio e ha ricevuto da Legambiente, ANCI e Symbola il premio “Futuro italiano” per l’innovazione territoriale nonché il il Premio Comuni Virtuosi 2015. La piantagione dei meli è stata effettuata utilizzando terreni tra i 700 e i 900 m. di altitudine che avevano resistito al processo di rimboschimento naturale dovuto all’abbandono delle attività agricole e pastorali. E dopo Melise è stata la volta dell’Apiario di comunità e del Birrificio agricolo “Maltolento” dove tutto, dall’orzo al luppolo viene coltivato localmente.

Il terzo progetto riguarda il turismo e si configura come quello più importante per il rilancio economico del territorio e la sua promozione all’esterno. Si tratta del recupero delle vecchie stalle abbandonate situate ai margini del borgo, per la creazione di un albergo diffuso. Il recupero degli edifici è stato interamente realizzato con materiali autoctoni, prefigurando così anche una operazione di riqualificazione ambientale. La struttura è rivolta soprattutto a un nuovo turismo sostenibile che metta insieme aspetti ambientali, trekking, rafting, gastronomia e tradizioni locali secondo un’ottica di integrazione bilanciata delle risorse del territorio. Detto e fatto ciò il sindaco non si ferma. Obiettivo ambizioso di Lino Gentile è quello di generare un’emigrazione di ritorno, dunque dare la possibilità a chi è partito da Castel del Giudice verso paesi lontani per necessità, di tornare nella sua terra di origine.

Castel del Giudice, meta di turismo consapevole

Castel del Giudice oltre a essere un simbolo di rinascita è l’idea per un viaggio consapevole che regala benessere al cuore, alla mente e all’anima del viaggiatore in cerca di storie virtuose. E come sottolineato da Rossano Pazzagli, “al centro ci sono due cose: il territorio e il sapere. La necessità di combinare saperi esperti e saperi contestuali, capitale economico, sociale e territoriale. La guida di oculate amministrazioni locali e la partecipazione attiva degli abitanti risultano gli strumenti primari per trasformare una situazione di marginalità e di abbandono in occasione di sviluppo sostenibile che punta sulle risorse endogene. Tutto ciò si configura dunque come un’interessante forma di governance orizzontale e partecipata che punta alla valorizzazione delle risorse patrimoniali, contrastando l’abbandono degli edifici pubblici, la perdita di terreni agricoli di qualità e il degrado di strutture produttive un tempo legate alla zootecnia. Castel del Giudice ha lanciato così un messaggio per tutti i territori dell’osso: la dimostrazione che quando si riescono a creare le condizioni per fare e far durare le cose, le condizioni reali e mentali dell’arretratezza e dell’isolamento possono essere superate. E che non tutto è perduto”. Anzi costituisce le fondamenta per una virtuosa rivoluzione sostenibile. Ed è la base ideale per scoprire le meraviglie dell’Alto Molise con i borghi di Pescopennataro, paese degli scalpellini e terrazza naturale sulla Val di Sangro; Pietrabbondante con il Teatro sannita; Frosolone, paese dei coltelli; Capracotta, borgo di montagna a 1.400 metri d’altezza; e infine Agnone, paese di eccellenze molisane come campane e caciocavalli.


MELISE, UNA NUOVA AGRICOLTURA

Il meleto biologico Melise si estende su circa 50 ettari di terreni, un tempo in stato di abbandono ed esposti a rischio idrogeologico, e poi recuperati grazie ad un progetto pubblico-privato, che ha visto in prima linea il Comune di Castel del Giudice e alcuni imprenditori della zona, in collaborazione con circa cinquanta soci del luogo. Attualmente occupa 8 persone a tempo indeterminato e 15 a tempo determinato.

Nato nel 2003, riqualificando circa venti ettari di meli Golden Lasa, con l’idea di produrre rispettando l’integrità del territorio, le sue valenze paesaggistiche e di dare vita ad una produzione sostenibile, è diventato così un regno di biodiversità, una piccola arca di Noè delle mele, luogo in cui trovarne di diverse tipologie autoctone dell’Appennino, frutti quasi scomparsi e recuperati grazie a studi agronomici. Il 14 ottobre 2018, in occasione della prima Festa della Mela di Castel del Giudice, che si celebra ogni anno a metà ottobre in omaggio al tempo della raccolta dei succosi frutti, è stato inaugurato il “Giardino delle Mele antiche”, dove sono state piantate circa 50 varietà di queste mele locali, che rischiavano l’estinzione.

Tra i promotori, l’agronomo Michele Tanno che con la sua associazione, Arca Sannita, ha recuperato 64 varietà di mele dell’Appennino molisano-abruzzese e di tante altre varietà di frutta, salvandone le produzioni. Tra le autoctone ricordiamo la mela Limoncella, la più antica, già citata nel Medioevo; la Zitella, dolce e gialla con sfumature rosa, la cui polpa veniva utilizzata in passato da donne nubili come cosmetico; la Gelata saporitissima e caratterizzata da “vitrescenza” che fa apparire la polpa come ghiacciata; la Tinella che rimane sull’albero anche dopo la caduta delle foglie; la Florina, rossa e resistente a molte malattie; e la Primiera dolce e settembrina. Le mele di Castel del Giudice, oltre a d arrivare sulle tavole di Borgo Tufi, vengono vendute in azienda e tramite gruppi di acquisto e cooperative. Altre vengono trasformate in succhi di frutta, composte bio e purea per la prima infanzia.

Info: Melise Srl, via Borgo Tufi, Castel del Giudice; tel. 0865.946014, www.biomelise.it

APIARIO DI COMUNITÀ

Quest’anno l’Apiario di Comunità di Castel del Giudice produrrà per la prima volta il miele. Sarà un miele millefiori espressione della biodiversità floreale che sboccia sull’Appennino tra l’Alto Molise e l’Abruzzo. Il frutto degli incessanti voli delle oltre 20 milioni di api dei circa 300 alveari, che ora popolano un’area che si conferma terra fertile di apicoltura. Il miele dell’apiario viene prodotto con marchio unico ed è prodotto da circa 30 apicoltori che gestiscono dalla primavera 2020 in forma associativa altrettanti apiari disseminati nel territorio di confine tra il Molise e l’Abruzzo secondo tecniche condivise, nel rispetto degli insetti e dell’ambiente. Il Comune di Castel del Giudice ha di recente sostenuto la realizzazione del laboratorio consortile, in cui avverrà la lavorazione condivisa del miele. «È un’occasione straordinaria per fare un bilancio del progetto e per guardare con entusiasmo all’immediato futuro, spiega Lino Gentile. Il Comune crede a questa iniziativa che migliora la qualità ambientale del territorio e la considera un punto di partenza per un’alleanza di territorio. Oggi tanti apiari sono disseminati tra l’Alto Molise e l’Abruzzo. Sono comunità nella comunità. L’intento è che gli alveari e gli apicoltori diventino sempre più e che altri comuni si uniscano a noi».

Info: Comune di Castel del Giudice, Angela Mosesso; cell. 347.2308907, angela.mosesso@hotmail.it 

BIRRIFICIO AGRICOLO MALTOLENTO

Il suo nome è Maltolento ed è la prima birra agricola dell’Alto Molise. Nasce a Castel del Giudice (IS), dove i paesaggi molisani incontrano le vette abruzzesi dell’Appennino, nella sede dell’azienda agricola Melise. Vicino agli alberi di mele biologiche che caratterizzano questo territorio, che ha saputo invertire la rotta dello spopolamento creando nuove opportunità di sviluppo in sintonia con la tutela dell’ambiente, crescono le piante di luppolo e di orzo che diventano gli ingredienti della birra agricola di Castel del Giudice. Piante recuperate da antiche coltivazioni che germogliavano un tempo su queste terre, ora restituite con nuova speranza all’agricoltura. Il compimento di questo progetto dimostra l’importanza del ritorno alla terra e l’aumento della consapevolezza che consumare cibo di prossimità, coltivato nel rispetto dell’ambiente, sia fondamentale per il benessere umano e del pianeta.

Info: Maltolento, via Borgo Tufi, Castel del Giudice; tel. 0865.946014.

ALBERGO DIFFUSO BORGOTUFI

Simbolo della rinascita di Castel del Giudice e valore di un territorio fortemente identitario come quello molisano, Borgotufi è il luogo che meglio sintetizza la trasformazione del borgo. L’albergo diffuso nato dal recupero di fienili e stalle abbandonate offre la possibilità di vivere il benessere del luogo perfettamente integrati nell’ambiente. Case accoglienti, tutte indipendenti e dalle architetture in pietra e legno, offrono ambienti essenziali ed eleganti. Alcune casette hanno ariosi soggiorni e cucine attrezzate, altre sono caratterizzati da camini e romantici soppalchi, altre ancora, inaugurate nel 2020 sono più moderne e di design. Le finestre si aprono sull’incantevole paesaggio della Val di Sangro e sui meleti di Melise. Una grande piazza al centro dell’albergo diffuso è una terrazza che si apre alla meraviglia del panorama. Da qui, scendendo una scalinata, sempre open air, si accede alla reception e alla grande sala del ristorante Il Tartufo, in cui assaporare le delizie di stagione e coltivate sul territorio, preparate dallo Chef Marco Pasquarelli, e stupirsi con il menu degustazione al tartufo. Gli ospiti, inoltre, possono scegliere di ricevere la ristorazione direttamente in casa. Nella struttura principale un centro benessere con piscina completa l’offerta di questo albergo diffuso, ideale base per scoprire il territorio.

Info: Borgotufi Albergo Diffuso, via Borgo Tufi 80, Castel del Giudice; tel. 0865.946820, www.borgotufi.it

TURISMO ATTIVO

La zona di Castel del Giudice offre straordinarie possibilità di vivere esperienze di turismo attivo a stretto contatto con la natura. Da non perdere la bellissima discesa del fiume Sangro affidandosi a Sangro Outdoor, centro specializzato per escursioni fluviali in canoa, kayak o rafting. Perfetta l’organizzazione con guide specializzate preparate sugli aspetti tecnici e la conoscenza degli ambienti attraversati. Per gli amanti del cicloturismo le strade che circondano Castel del Giudice offrono percorsi di grande impatto ambientale. Per chi non è specificamente allenato o semplicemente vuole pedalare senza lottare con la forza di gravità sono disponibili E-bike nel centro del borgo o presso la struttura Borgotufi.

Info: Sangro Outdoor Experience, Castel del Giudice, tel. 340.2541922, www.sangroexperience.com

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