Cortili in Musica, la rassegna di musica da camera de I Solisti di Pavia, torna dal 1 al 27 giugno con cinque appuntamenti serali in altrettanti luoghi ‘segreti’ della città. Piccole ensemble musicali si alterneranno sul palco in formazioni sempre diverse di strumenti ad arco, a volte insieme al pianoforte. Nella serata finale Enrico Dindo chiuderà la rassegna con un programma dedicato a Mozart, con il Quintetto in do maggiore K 515, e a Brahms con il Sestetto in si b maggiore op.18. Nelle altri concerti a Mozart e a Brahms si affiancano Haydn ma anche Cherubini e Borodin. Una serata ricca viene dedicata al Settecento e si chiude con un omaggio a un Mendelssohn particolare con la Sinfonia per archi n. 1 in do maggiore.
Le serate musicali verranno inaugurate, com’è tradizione, a Palazzo Brambilla, sede della Fondazione I Solisti di Pavia, per proseguire nei cortili dell’Università e di alcuni collegi universitari. In questa edizione di Cortili in Musica la prima giornata presenta un’anteprima della rassegna de I Solisti tutta dedicata alle scuole musicali di Pavia. Cortili in Musica è un’iniziativa della Fondazione I Solisti di Pavia promossa con il sostegno di Fondazione Banca del Monte di Pavia e Ubi Banca I concerti sono preceduti da visite guidate ai luoghi che li ospitano. Cominciano alle 18.30. e sono tutti aperti al pubblico gratuitamente fino ad esaurimento posti.
Gli appuntamenti della rassegna:
Sabato 1 giugno
Palazzo Brambilla Corso Strada Nuova, 61
Programma
- A. Mozart (1756-1791) Quartetto in sol minore k478 Allegro – Andante – Rondò, allegro
J.Brahms (1833-1897) Quintetto in fa minore op.34 Allegro non troppo – Andante un poco adagio – Scherzo, allegro – Poco sostenuto, allegro non troppo.
Violini: Sergio Lamberto, Mirei Yamada. Viola: Riccardo Savinelli. Violoncello: Jacopo Di Tonno. Pianoforte: Monica Cattarossi.
Scritto nel 1785, su espressa commissione dell’editore Hoffmeister, il KV 478 segna una svolta considerevole nel repertorio per quartetto perché non solo stravolge il ruolo del pianoforte nel rapporto con gli archi, coinvolgendo la qualità dei temi, il peso sonoro, l’ampiezza dei suoi interventi, ma anche afferma una dimensione e una consistenza complessiva inedita del brano. La scelta della tonalità (sol minore) accentua il peso drammatico dell’ideazione come pure i tratti volitivi e imperiosi del primo tema nel primo tempo, in netto contrasto con il secondo, affidato al pianoforte, dal carattere quasi libero, e l’imponente struttura di forma-sonata, conclusa dalla coda che riprende il motivo iniziale. Mentre il quartetto mozartiano è sgorgato con una rapidità stupefacente dalla mente del suo autore, il quintetto di Brahms ha avuto una gestazione più lunga e complessa: da quintetto per archi a sonata per due pianoforti e finalmente quintetto con pianoforte. Il primo movimento domina l’intera composizione per la grandezza, la potenza, l’ampiezza dell’ispirazione e delle proporzioni e la ricchezza musicale. Gli strumenti vi vengono impegnati al massimo grado per enunciare, sviluppare, riprendere tre temi principali secondo principi di simmetria o di contrasto. L’Andante, un poco Adagio genera un’oasi lirica declamando un unico tema arricchito da almeno tre elementi tematici accessori. Il terzo tempo è uno Scherzo dal carattere fantastico, ampiamente sviluppato e articolato in modo vigoro- so. L’imponente finale lascia trasparire un clima gioioso, ben contrastante con la pateticità del tempo iniziale. La sua forma risente della lezione beethoveniana e conferma come Brahms abbia saputo rinnovare la tradizione classica mantenendo intatta la sua geniale originalità.
Giovedì 6 giugno
Collegio Plinio Fraccaro Piazza Leonardo Da Vinci, 2
Ore 17.00 – Visita guidata “Dall’Ospedale al Collegio Fraccaro”
Ore 18.30 – Concerto I Solisti di Pavia
Programma
- Cherubini (1760-1842) String quartet (1814) N.1 in E flat major Adagio, Allegro agitato – Larghetto – Scherzo – Finale
A.Borodin (1833-1887) String quartet (1881)No. 2 in D major Allegro moderato – Scherzo – Notturno – Finale
Violini: Na Li, Mirei Yamada. Viola: Clara Garcia Barrientos. Violoncello: Alessandra Doninelli.
Composto nel 1814, il primo quartetto di Cherubini fu eseguito solo nel 1838 e godette della recensione di Schumann che ammirò la maestria e il genio del maestro, rimarcando un atteggiamento e uno stile molto ori- ginali, distanti da Haydn, Mozart e Beethoven. I modelli cui Cherubini aveva guardato, in effetti, erano quelli del quatuor concertant e del quatuor brillant di origine francese, coltivato da una serie di italiani prima ancora che dai francesi. Dopo un’introduzione Adagio, che prelude a un Allegro agitato denso di idee tematiche tra le quali una sorta di parafrasi del nome Bach, il Larghetto (ma richiesto senza lentezza) successivo è in forma di variazione: una marcia lenta e dall’ossatura polifonica è seguita da quattro variazioni. Lo Scherzo. Allegretto moderato, mostra un carattere spagno-leggiante, confermato dal trio che sembra un fandango, e il finale Allegro assai è un rondò-sonata dal piglio deciso e stentoreo. Nel 1881 Borodin concepì il suo secondo quartetto eseguito l’anno dopo a San Pietroburgo. L’Allegro moderato iniziale presenta subito il tema principale al violoncello, mentre un motivo secondario, lirico e appassionato, intriso di sapori orientali, si presenta nello sviluppo che ospita anche un’al- tra idea tematica, utile intermedio prima dell’episodio finale, animato. Lo Scherzo, al posto del movimento lento, è un’aria di valzer affidata al violino, dopo un primo tema brillante e fascinoso. Alla ripresa del tema segue lo sviluppo di un nuovo materiale melodico assegnato alla viola e un’ambientazione armonica poco consueta. Il famoso Notturno. Andante è un pezzo struggente, intriso di sapore romantico. Il finale si apre su una nuova citazione del Notturno in un Andante che coinvolge violino, viola e violoncello, con una ricchezza di motivi che valorizzano le peculiarità timbriche di ogni strumento.
Martedì 11 giugno
Cortile delle Magnolie Università degli Studi di Pavia Corso Strada Nuova, 65
Ore 17.00 – Visita guidata “I Luoghi del sapere”
Ore 18.30 – Concerto I Solisti di Pavia
Programma
- J. Haydn (1732-1809) Quartetto in fa minore Op . 20 n 5 Moderato – Menuet – Adagio – Finale
- Brahms (1833-1897) Quartetto in la minore Op. 51 n 2 VLF Allegro non troppo – Andante moderato – Quasi Minuetto, Moderato, Allegretto vivace – Finale. Allegro non assai
Violini: Luca Braga, Pierantonio Cazzulani. Viola: Clara Garcia Barrientos. Violoncello: Andrea Agostinelli.
I sei quartetti dell’op. 20 sono considerati la silloge più importante di Haydn prima dell’op. 76. Furono composti nel 1772 (lo stesso anno della sinfonia degli Addii) e pubblicati per la prima volta nel 1774. A questa edizione seguirono altre, la più importante delle quali fu quella predisposta da Brahms che li studiò, e li riordinò secondo una successione nella quale il quartetto n. 5 occupava la prima posizione. Probabilmente esso non fu il primo ad essere composto, bensì il terzo e presenta alcune peculiarità inconsuete nell’opera haydniana a partire dalla scelta della tonalità minore (fa) e dal tono tragico. Il quartetto op. 51 n. 2 si distacca dal primo per il clima lirico, meno drammatico e malinconico. Il tempo iniziale è costruito in forma-sonata con tre idee motiviche principali, la prima delle quali, enunciata dal primo violino (espressivo) contiene le note corrispondenti alle iniziali delle parole che costituivano un motto caro al violinista Joseph Joachim «Frei aber einsam» (Libero ma solo). L’Andante moderato è tripartito, con la sezione iniziale di natura essenzialmente lirica contrapposta alla centrale dal tema assai marcato, intessuto di cromatismi. Il Quasi minuetto, moderato apre il terzo movimento. Il suo tono elegiaco, scompare nel momento in cui si passa all’Allegretto vivace, che presenta invece un tema staccato e leggero, con una sorta di intermezzo in forma di variazione. Il ritorno al Minuetto seguito da una breve coda permette di apprezzare la libertà formale adot- tata da Brahms e la sua fantasiosa abilità nell’elaborare i materiali tematici. Un carattere danzante domina il finale, costruito in forma sonata. Rie- laborazioni, citazioni fedeli, nuove idee, ritmi più o meno vivaci alternati costituiscono il materiale sul quale è impostata la parte centrale del tempo prima di riconquistare il gusto zingaresco iniziale e concludere in un clima di autentica danza ungherese.
Giovedì 20 giugno
Collegio Fratelli Cairoli Piazza Collegio Cairoli, 1
Ore 17.00 – Visita guidata “Il Collegio Cairoli attraverso la storia”
Ore 18.30 – Concerto I Solisti di Pavia
Programma
“Serenata in bianco e nero”
- Tartini (1692-1770) Sinfonia per archi in la maggiore Allegro assai – Andante assai – Menuett, Allegro assai
- A. Mozart (1756-1791) Serenata n. 13 “Eine kleine Nachtmusik” in sol maggiore K 525 Allegro – Romanza, Andante – Minuetto e trio, Allegretto – Rondò, Allegro
Joseph Boulogne Chevalier de Saint-George (1739-1799) Sinfonia concertante per 2 violini e archi in sol maggiore Allegro – Rondeau
- Mendelssohn (1809-1847) Sinfonia per archi n. 1 in do maggiore Allegro – Andante – Allegro
Violini: Donatella Colombo, Gabriele Schiavi, Elisabetta Formaresio, Eugenio Sacchetti. Viola: Monica Spatari. Violoncello: Andrea Agostinelli. Contrabbasso: Claudio Schiavi.
Nel 1700 la musica strumentale ha conosciuto un progressivo interesse e uno sviluppo soprattutto in Germania, alla scuola di Mannheim, e a Mi- lano, attorno a Giovanni Battista Sammartini. È in questi ambiti, in par- ticolare, che vengono coltivate forme come la sinfonia, il divertimento, la serenata, il concerto, con sperimentazioni più o meno audaci e il coinvol- gimento di nuovi timbri strumentali (legni e ottoni, soprattutto). La sin- fonia viene così ad attestarsi come brano orchestrale prediletto, composto di più movimenti, di proporzioni abbastanza ampie, e articolati secondo procedimenti e strutture ben precisi. Un esempio interessante, sebbene influenzato dal mondo barocco, Corelli in primis, è rappresentato dalla sinfonia di Tartini, indiscusso maestro di violino, virtuoso teso ad esaltare le possibilità espressive del suo strumento per eguagliare la musica vocale. Altro esempio è Eine kleine Nachtmusik, (1787) la serenata notturna che Mozart avvicinò alla sinfonia viennese modificandone la struttura (origi- nariamente c’erano due minuetti). Leggiadria ed eleganza sono le peculi- arità dei quattro movimenti, tutti dominati da felicità inventiva e da brio. Negli anni ’70 nasceva a Parigi, influenzata dalla scuola di Mannheim, la sinfonia concertante. Eseguita nelle sale da concerto aperte ad un am- pio pubblico, proponeva un carattere “leggero”, rilassante, gioioso e felice, assegnando un ruolo molto importante ai solisti che dialogavano tra di loro. L’esempio della sinfonia di Chevalier de Saint George, intrigante per- sonaggio soprannominato il Mozart nero perché mulatto, mostra la netta influenza di un primo stile creativo, fortemente condiviso da Jean Marie Leclerc e da Gossec, con la predilezione di due soli movimenti.Tra il 1821 e il 1823 Mendelssohn compone le dodici sinfonie per archi che mostrano un concreto sviluppo sia nella tecnica compositiva sia nell’impianto formale sia nell’amalgama timbrica, senza manifestare una chiara adesione ai modelli romantici, ma anzi attingendo, come nel caso della prima, alle formule ricorrenti nella musica della fine XVIII secolo (frammenti di scale, imitazioni di brevi motivi).
Giovedì 27 giugno
Palazzo San Tommaso Università degli Studi di Pavia Piazza del Lino, 1
Ore 17.00 – Visita guidata“Cinquecento prezioso a Cappella Bottigella”
Ore 18.30 – Concerto I Solisti di Pavia
Programma
- A. Mozart (1756-1791) Quintetto in do maggiore K 515 Allegro – Menuetto, allegretto – Andante – Allegro
J.Brahms (1833-1897) Sestetto in si b maggiore op.18 Allegro ma non troppo – Tema con variazoni. Andante, ma moderato – Scherzo. Allegro molto, Trio Animato – Rondò. Poco Allegretto e grazioso
Violini: Sergio Lamberto, Mirei Yamada. Viole: Luca Ranieri, Riccardo Savinelli. Violoncelli: Enrico Dindo, Jacopo Di Tonno.
Il quintetto KV 515 insieme al KV 516 fu completato nel 1787 nello stesso periodo del Don Giovanni, dopo un lungo periodo in cui il com- positore si era disinteressato della forma. Relativamente alle dimensioni, il quintetto rappresenta l’architettura più vasta di musica che si possa trovare nell’ambito del catalogo mozartiano. Se si analizza poi la qualità dei temi, soprattutto nel primo tempo, si apprezza la forza dell’incipit che richiama alla memoria il beethoveniano quartetto op. 59 n. 1 e la contrapposta seconda idea sinuosa che dà vita a un’imponente elaborazione conclusa da un’elaborata coda. Se il primo tempo è spesso incentrato sul dialogo del primo violino e del violoncello, l’Andante sviluppa un intenso dialogo tra violino e viola. Questo movimento secondo la concezione originale di Mo- zart, disattesa però dall’editore del tempo, dovrebbe precedere il Minuetto dominato da complesse strutture ritmiche e da cromatismo. Il finale fa da contraltare al primo tempo sia per l’abbondanza delle idee musicali sia per l’ampiezza sia per la varietà della scrittura in cui si alternano omofonia e contrappunto, stile galante e stile severo. Nonostante la distanza temporale, il Sestetto op. 18 di Brahms (comple- tato nel settembre 1860) può presentare diversi tratti comuni al quintetto mozartiano. Innanzitutto il respiro sinfonico. Ma se per Mozart il quin- tetto KV 515 era un’applicazione sperimentale della concezione sinfonica alla musica da camera, per Brahms il sestetto op. 18 rappresenta una prova, un avvicinamento alla sinfonia. In entrambi, poi, le ampie dimensioni e la densità armonica sono tratti dominanti. Come Joachim rilevò, tutto vi fluisce nobile e accattivante e colpiscono grazia e calore, nonché la grande padronanza di mezzi con cui l’autore riesce ad evitare la monotonia insita nella formazione, amalgamando, contrapponendo o alternando i sei archi in tutti i modi possibili.