A Terra Madre Salone del Gusto, il Consorzio del Parmigiano Reggiano è stato protagonista di una tavola rotonda sul ruolo che il mondo ho.re.ca (acronimo di Hotellerie-Restaurant-Café o Catering, si riferisce al settore dell’industria alberghiera) può avere nella promozione e nella comunicazione del valore del Re dei Formaggi e, più in generale, dei prodotti DOP. A fianco del Presidente del Consorzio Nicola Bertinelli sono intervenuti Eugenio Signoroni, che per Slow Food cura la Guida “Osterie d’Italia” ed è quindi un profondo conoscitore dell’universo dei ristoratori, e, in qualità di moderatore, il giornalista gastronomico Massimo Bernardi, Direttore di Dissapore.

Curioso il titolo associato alla tavola rotonda: “Parmigiano Reggiano al ristorante: il dilemma della formaggiera”. La premessa è che nel nostro Paese il fuori casa incide per il 35% dei consumi delle famiglie: si stima che in Italia il mercato della ristorazione pesi per 80 miliardi di euro. «Si tratta di un settore estremamente ramificato, fatto di 330.000 imprese, di cui 175.000 ristoranti e 3.000 mense – spiega Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano -. Parliamo perlopiù di microimprese, quindi di un universo difficile da controllare. Per le dimensioni e le caratteristiche del settore, non è facile neppure svolgere attività di formazione e sensibilizzazione, per promuovere la cultura dell’autentico Parmigiano Reggiano».

In Italia, il canale ho.re.ca. incide per il 6-7% del mercato del Parmigiano Reggiano, pari complessivamente a 90.000 tonnellate. Secondo i dati forniti dagli organismi di vigilanza del Consorzio, riferiti a 620 visite – effettuate dagli ispettori del consorzio stesso – in ristorante nel biennio 2015/16, il 26% delle strutture ristorative dichiara l’utilizzo di Parmigiano Reggiano nel proprio esercizio. Al contempo, secondo un’indagine Ipsos 2017 (campione di 1.000 interviste), il 60% dei clienti di ristoranti chiede di poter avere al proprio tavolo Parmigiano Reggiano.

«Proprio dal confronto tra i dati emerge quello che noi abbiamo definito il ‘dilemma della formaggiera’ – continua il Presidente Bertinelli -. A fronte di una richiesta di Parmigiano Reggiano nel caso del 60% dei clienti, solo il 26% dei ristoranti dichiara di averlo in carta. Questo significa che almeno 2 formaggiere su 3 non contengono Parmigiano Reggiano: bisognerebbe poi verificare se il formaggio dichiarato come Parmigiano Reggiano dai ristoratori sia effettivamente il Re dei Formaggi».

Eugenio Signoroni, curatore della Guida “Osterie d’Italia” edita da Slow Food, ha una posizione ben definita sul tema: «Tra gli elementi che riteniamo centrali quando valutiamo un’osteria ci sono l’accoglienza e l’attenzione per le materie prime utilizzate. Il bravo oste non è solo colui che sa accogliere con il sorriso il suo ospite, ma è anche colui che sa valorizzare e raccontare nel modo giusto gli ingredienti che utilizza. Questo vale sempre, ma è ancora più importante quando il prodotto è di qualità e frutto del lavoro di artigiani. La formaggiera è un modo certamente comodo per portare il formaggio grattugiato a tavola, ma è il modo peggiore se lo si vuole valorizzare e se si vuole fare un servizio al cliente. Un ristorante attento e realmente interessato a proporre al suo cliente il meglio dovrebbe portare al suo ospite un pezzo di formaggio a tavola con una grattugia e poi o dovrebbe occuparsi di grattare direttamente il formaggio sul piatto o dovrebbe trovare un modo per lasciarlo fare a lui. Solo così si ha la certezza di ciò che viene servito e si è sicuri della freschezza del prodotto. Infine, solo così si riesce a limitare lo spreco. Questa giusta battaglia mi ricorda molto quella contro la presenza di oliere rabboccabili in tavola che, pur vietate dalla legge, sono troppo spesso presenti nei ristoranti italiani»

Dietro il “dilemma della formaggiera” si nasconde quindi il tema della trasparenza e della corrispondenza tra quanto i ristoratori dichiarano nel menu e quanto viene effettivamente usato in cucina come ingrediente o portato in tavola per arricchire di gusto i piatti. Come spiega il Presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano Nicola Bertinelli: «Facendoci promotori di questo incontro a Terra Madre Salone del Gusto a fianco di Slow Food, che condivide con noi questa battaglia per la qualità e a tutela del consumatore, abbiamo voluto sollevare il velo su un problema che non è solo del Re dei Formaggi ma che investe tutto il sistema delle DOP. Per il Consorzio, la soluzione passa attraverso tre azioni. La prima è rappresentata da un maggior numero di controlli sulle attività ristorative: i Consorzi devono essere affiancati e sostenuti in questo dalle Istituzioni, perché da soli non hanno le risorse, per via delle dimensioni del settore, per svolgere in modo esclusivo questa attività di vigilanza. La seconda strada per trovare una soluzione al ‘dilemma della formaggiera’ è rappresentata da un’attività di sensibilizzazione e formazione focalizzata sulle imprese ristorative. I concetti che vanno stressati sono due: si tratta di una questione di rispetto delle regole e di rispetto del cliente, che ha il diritto di ricevere ciò che richiede e per cui paga il conto. E il ritorno anche economico, oltre che di reputazione, che un ristorante può avere proponendo il Parmigiano Reggiano così come le altre DOP: l’uso del prodotto autentico qualifica l’esercizio e, ragionando in termini di food cost, si può tradurre in un maggiore margine economico sulla singola somministrazione». Già dal 2006 il Consorzio del Parmigiano Reggiano è impegnato in attività di formazione rivolte al target specifico dei ristoratori: il progetto #ioscelgo coinvolge oggi 500 ristoranti che, a fronte dell’impegno a utilizzare Parmigiano Reggiano e a spiegare questa scelta al proprio cliente, possono frequentare gratuitamente corsi di formazione e comunicazione, per un approfondimento sul prodotto, sulle tecniche di conservazione, sulle unicità del Re dei Formaggi e sul food cost in ristorazione.

Il terzo cardine della strategia suggerita dal Consorzio del Parmigiano Reggiano è rappresentato dal consumatore: «È il nostro primo e più forte alleato: dobbiamo coinvolgerlo nell’azione di controllo, sensibilizzandolo a esigere che il formaggio che gli viene servito a tavola sia effettivamente il Parmigiano Reggiano che ha richiesto» conclude il Presidente Bertinelli.