Dal 25 ottobre 2019, fino al 15 marzo 2020, la Galleria d’Arte Moderna di Milano presenta la mostra Canova. I volti ideali, un prezioso percorso che per la prima volta ricostruisce la genesi e l’evoluzione delle celebri “teste ideali” di Canova, il particolare e fortunato filone della sua opera dedicato alle molte, diverse declinazioni della bellezza femminile e realizzato all’apice della sua carriera. Custode di una delle più importanti collezioni di arte neoclassica a livello nazionale, la Galleria d’Arte Moderna è la cornice perfetta per le opere di Canova, di cui conserva tre capolavori: il modello originale in gesso di Ebe, il busto in bronzo di Napoleone e l’erma in marmo della Vestale, fulcro della mostra.
Curata da Omar Cucciniello e Paola Zatti, l’esposizione è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Galleria d’Arte Moderna di Milano e dalla casa editrice Electa, e racconta la storia di questo genere attraverso 39 opere di cui 24 di Canova. Tra queste, 5 sculture mai esposte in Italia prima d’ora, come l’erma di Corinna e la Musa del 1817.
Le opere in mostra provengono dai principali musei nazionali (Gallerie degli Uffizi di Firenze, Gipsoteca Canoviana di Possagno, Galleria d’Arte Moderna di Torino, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Correr di Venezia) e internazionali (Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, J. Paul Getty Museum di Los Angeles, Kimbell Art Museum di Fort Worth, Museu Calouste Gulbenkian di Lisbona, Musée des Beaux Arts di Lione, Musée Fabre di Montpellier), oltre che da collezioni private.
Veneto di origine, dopo il trasferimento a Roma nel 1780 Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822) diventa il più importante scultore a cavallo tra XVIII e XIX secolo, interpretando la lezione di Winckelmann e fondando la scultura moderna. Corteggiato dai sovrani di tutta Europa, da Napoleone ai Papi, dal re d’Inghilterra allo zar, Canova ha modificato e orientato il gusto di un’intera epoca, a cui ha fornito modelli di bellezza idealizzata, interpretati soprattutto nelle sue sculture di soggetto mitologico. Negli ultimi dodici anni di attività, quando è lo scultore più famoso e più richiesto d’Europa, Antonio Canova si dedica a una serie di effigi femminili di personaggi ideali che ha immediata fortuna tra i contemporanei, sia tra la committenza che tra la critica dell’epoca. A queste, che lui stesso chiamò “teste ideali”, è dedicata la mostra.
I volti scolpiti da Canova non rappresentano personaggi reali, ma costituiscono un filone fortunatissimo di volti idealizzati in cui lo scultore indaga le infinite variazioni della bellezza femminile, basate sull’equilibrio perfetto tra l’idealizzazione derivante dalla scultura classica e lo studio della natura. Sottoposti a sottili, raffinatissime variazioni nelle acconciature, nelle espressioni, nella resa virtuosistica del marmo, questi volti giungono a una progressiva semplificazione formale ed espressiva che trova il suo culmine nella Vestale. Realizzata tra il 1818 e il 1819, la Vestale fu replicata in tre marmi che per la prima volta si trovano riuniti in occasione di questa mostra e vengono messi a confronto in un dialogo inedito al centro del percorso espositivo. Delle tre opere, la più nota fa parte delle collezioni della GAM, le altre due sono conservate alla Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona e al J. Paul Getty Museum di Los Angeles.
Nel percorso espositivo vengono presentate le diverse versioni dello stesso soggetto realizzate da Canova, ma sono anche proposti preziosi confronti con opere che vanno dall’antichità ai nostri giorni, che da un lato indicano i modelli da cui lo scultore prese spunto, dall’altro evidenziano il valore universale della sua arte. Tra questi, si segnalano le sculture antiche della collezione Farnese (viste da Canova a Napoli), gli affreschi del Quattrocento toscano, le opere realizzate dagli scultori che seguirono il classicismo del maestro nell’Ottocento (come Gaetano Monti o Pompeo Marchesi) ma anche l’arte del Novecento e la scultura di Adolfo Wildt.
L’esposizione mette così in risalto non tanto il contesto dei contemporanei dello scultore (già tante volte indagato dagli studi e dalle mostre negli ultimi anni) ma la posizione di assoluto rilievo che Canova riveste per l’arte occidentale, evidenziando non solo la complessità e vastità dei suoi modelli, ma anche l’influenza che egli ha avuto sull’arte moderna, ben esemplificata dall’opera di Giulio Paolini che chiude il percorso espositivo.
La mostra è suddivisa in 5 sezioni, che percorrono la storia di questo genere dalle sue prime formulazioni all’emergere di una sensibilità romantica, fino ai preziosi marmi realizzati da Canova come dono di ringraziamento ai diplomatici inglesi che avevano appoggiato nel 1815 la sua missione di recupero delle opere d’arte italiane sottratte dalle truppe napoleoniche.
Allestita nelle sale del piano terra della Villa Reale, che conservano gli splendidi ornati di fine Settecento eseguiti dalla scuola di Albertolli, la mostra instaura un dialogo con gli ambienti neoclassici e ne sfrutta le prospettive e le decorazioni, utilizzando in particolare gli specchi e i riflessi, recuperando le indicazioni canoviane sull’esposizione dei suoi marmi, ma fornendo anche un’interpretazione contemporanea di Canova, basata sullo sguardo. L’allestimento, ideato e curato da Massimo Curzi, declinerà, con sensibilità e attenzione, le atmosfere settecentesche degli ambienti espositivi con la ricerca di materiali contemporanei e la ripresa di dettagli allestitivi della storia del museo. La mostra sarà accompagnata da un programma di concerti, di attività didattiche e di visite, organizzato dal museo. Il catalogo, con saggi di approfondimento e schede scientifiche delle opere, è edito da Electa.