Pensieri e tecniche – prepararsi al viaggio
Ogni nuovo viaggio ci porta alla possibilità di riprendere soggetti e atmosfere diversi. Una buona preparazione ci aiuterà a non perdere opportunità di scatto e a fare foto che bene rappresentino il luogo, senza tralasciare dettagli importanti e riuscendo comunque a godere le bellezze del viaggio.
La preparazione è anzitutto mentale: è importante capire con anticipo il luogo in cui andremo e riflettere su cosa ci attrae e interessa. Nonostante un margine di improvvisazione, è utile preparare una lista di scatti che si vuole realizzare; per esempio, nel fotografare una parata in città, probabilmente si preferirebbe avere sia dei primi piani dei personaggi della parata sia alcuni scatti che mostrino l’ambiente. È quindi utile leggere guide e articoli, racconti di altri fotografi, fare ricerche sulla cultura, sulle condizioni atmosferiche e sui luoghi di interesse. Questa preparazione sarà un vantaggio una volta arrivati sul luogo e, inoltre, aiuterà a capire che attrezzatura portare: un cavalletto e/o un flash portatile, i filtri UV e polarizzatore, le batterie di scorta, quante schede memoria o addirittura un hard disk, se possa servire un sacchetto di plastica per riparare all’occorrenza la macchina fotografica dalla pioggia, oppure le cinghie che legano la macchina fotografica a diverse parti del corpo, (alla vita o al busto). Sono tutti oggetti che possono rivelarsi utili, se non indispensabili. In questo caso può essere utile un piccolo bloc notes per annotare nomi o indirizzi dei soggetti ripresi, soprattutto se si vuole pubblicare l’immagine potendo darle un titolo e una descrizione.
Luce – il sole nelle ore centrali
Nelle ore centrali della giornata il sole produce delle ombre corte sotto i soggetti. La luce morbida genera solitamente effetti gradevoli perché la scena è quasi omogeneamente illuminata; le ombre dure create da una luce solare forte, invece, possono risultare in zone buie sgradevoli.
Non è sempre facile esporre correttamente quando le zone luminose sono molto chiare e quelle buie molto scure, è meglio evitare di inquadrare grandi aree completamente bianche o completamente nere perché il risultato finale rischia di essere assai confuso. Nonostante questa regola generale c’è da dire che, a volte, i contrasti forti creano immagini molto interessanti.
Immaginiamo, per esempio, una situazione in cui il nostro soggetto è al sole e le ombre scure intorno gli fanno da “cornice”; oppure immaginiamo la geometria dinamica creata dall’ombra di un colonnato.
Tante forme, poi, vengono addirittura migliorate dalla luce dura che ne accentua lati e spigoli. Inoltre, durante le ore centrali della giornata, i colori sono più fedeli e più brillanti.
Sfruttando queste caratteristiche si possono scattare immagini geometriche e astratte, giocando con forme e colori. In alternativa, si può omogeneizzare la luminosità della scena in post produzione oppure si scatta usando la tecnica HDR (ovvero scattare più fotografie con diverse esposizioni, che poi si combinano in un’unica immagine in post-produzione).
L’effetto sulla neve è molto interessante, perché il manto bianco brillante riflette bene il sole e quindi fa sparire, o attutisce molto, le ombre. Fotografando soggetti in contrasto con il bianco della neve si ottengono belle immagini minimaliste.
Bisogna, però, stare attenti all’esposizione perché si rischia di sovraesporre la neve: l’esposimetro della macchina fotografica è un po’ confuso a causa della forte luminosità, per cui è consigliabile controllare l’istogramma della fotografia appena scattata per vedere se sono presenti “tacche” troppo alte in corrispondenza dei valori luminosi, cioè verso destra.
L’inquadratura – posizionare l’oggetto nel quadro
Immaginiamoci una fotografia: unendo i soggetti presenti con linee immaginarie, la fotografia risulta percorsa da diagonali, verticali o orizzontali. Diverse ricerche hanno studiato come l’occhio segua quelle linee mentre “legge” l’immagine. Nello specifico, può seguire 3 schemi principali: o si muove dal soggetto più importante al più debole (in termini di peso visivo, cioè colori dominanti, grandezza, o contrasto di luminosità); o dal soggetto al centro verso soggetti vicino ai bordi; oppure semplicemente da sinistra a destra come la scrittura (culture che leggono da destra a sinistra invertono anche lo schema di visione dell’immagine).
Un risultato soddisfacente non si ottiene solamente con l’applicazione di regole: sovvertire la logica può produrre immagini interessanti, insolite per l’occhio, provocatorie. Insomma, sperimentare è sempre positivo. Nonostante questo, è sempre utile conoscere indicazioni su cui basarsi: per posizionare i soggetti nello spazio in modo equilibrato, dinamico e interessante, ci sono comunque gli schemi da seguire. Il più conosciuto, comprensibile e facilmente applicabile è la regola dei terzi: se si immagina di dividere l’inquadratura con due linee verticali e due linee orizzontali poste a 1/3 e 2/3, le linee si incontrano nel mezzo, in modo regolare formando 4 incroci, e formando anche 9 caselle. La regola consiglia di posizionare gli oggetti in corrispondenza degli incroci o facendo combaciare linee dell’immagine con le linee della griglia dei terzi (per esempio l’orizzonte con la riga alta).
Un altro sistema conosciuto è la Successione di Fibonacci: seguendo alcuni calcoli, si crea una spirale immaginaria all’interno della cornice, definito “rapporto aureo”. In inglese si chiama “golden section”, considerata la base di tantissime forme presenti in natura e quindi percepita come immagine armonica dal nostro cervello. Posizionando i soggetti nell’immagine seguendo la spirale, con il punto più importante in corrispondenza del “centro” della spirale, si ottiene un’immagine armonica ed equilibrata.