Testo e foto di Vittorio Giannella
Diario di una giornata a zonzo con la macchina fotografica a Culmine San Pietro, nel parco regionale delle Orobie, imbiancato dalle abbondanti nevicate, a pochi chilometri dalle grandi città lombarde con milioni di abitanti, attanagliate da smog e caos. Quando il sole tramonta, rami, foglie, fili d’erba si inghirlandano per diventare gioielli orlati e ricamati di ghiaccio. Avanzare a piedi è un modo naturale, lento, per esplorare il territorio immacolato, che intensifica l’uso dei tre sensi: udito, vista e olfatto. Un elogio al Generale inverno.
Culmine San Pietro, sorprese e fascino
Sono arrivato col buio quassù a Culmine San Pietro, due rifugi e quattro case annidate a 1300 metri d’altitudine, su una cresta sferzata dal vento in questo angolo di Lombardia a cavallo tra la Val Taleggio e la Valsassina. L’anticiclone delle Azzorre è in vacanza da qualche altra parte, ed è in arrivo una forte perturbazione che porterà tanta neve, e io sono qui. La notte promette bufere, il vento intona già il suo concerto fra le fessure delle finestre in legno del rifugio, e tutti gli elementi naturali sono al lavoro per preparare uno spettacolo meraviglioso per l’indomani. Quando la terra irradia l’ultimo calore del giorno e il freddo diventa intenso, l’acqua si trasforma, cambia stato, le piccole sorgenti congelano sulla roccia trasformandosi in colate ghiacciate effimere, pronte a scivolare a valle quando il sole fa la sua comparsa e scalda a sufficienza la valle. L’inverno alle nostre latitudini è ricco di spunti che ai più frettolosi sfuggono, con le sue trine, pizzi, ricami di ghiaccio. Parto la mattina presto col respiro che si dissolve nell’aria sotto forma di vapore, avvolto in un’atmosfera fiabesca, e Jerk, la mascotte quattro zampe del rifugio, mi segue annaspando nella neve alta. Le foglie geometriche degli aceri incrostate di brina, conservano ancora il colore autunnale, giù la Valsassina inghiottita dal vapore acqueo, appare come un mare grigio, in fondo il monte Legnone, e le nuvole s’intrufolano nella fitta faggeta creando un paesaggio onirico e silenzioso. È inverno, la terra ora riposa, gli animali resistono nelle tane, e la gente del posto sa che non deve disturbarla.
Con le ciaspole lungo sentieri di magia
Cade una neve sottile, con le ciaspole fatico ad avanzare sul sentiero numero 32 per il monte Due Mani, lassù, penso, uno scenario straordinario attende di essere fotografato da qualcuno, e io sono venuto apposta per questo. Scatto foto mentre imperversa la tormenta, il solo rumore percettibile è il cinguettìo di una cinciarella gonfia nel suo piumaggio, ferma su un ramo carico di neve, le mie orme si intersecano con quelle dei caprioli e delle lepri, solo alcune foglie gialle, ancora tenacemente attaccate ai rami di un faggio, risaltano nel biancore con tante sfumature di grigio che caratterizza il paesaggio. Arrivo ad attraversare un torrente, e mi colpisce una foglia imprigionata dal ghiaccio trasparente come vetro, che appaga il mio senso estetico, un’ottima situazione fotografica che capita a chi procede piano. Noto rami incrostati di gelicidio, fenomeno non frequente, che si forma quando, l’umidità elevata, fa depositare microcristalli di ghiaccio trasparenti privi d’aria sui rami, appesantendoli fino a spezzarli: una sorta di potatura naturale. Un altro itinerario facile e per tutti, porta dai 1300 metri di Culmine San Pietro ai 1700 metri dei Piani di Artavaggio, un’escursione di poche ore ma che ha il fascino di una lunga traversata, adatta per chi ama camminare con le ciaspole senza affrontare pendenze “spezza fiato” Un’esperienza da non perdere camminare su un sentiero innevato, addentrarsi nella magia del bosco mentre cade la neve, una situazione che induce tranquillità, un modo per “staccare la spina” e spesso riserva sorprendenti incontri e piccole gioie. Là sotto, i semi e i piccoli animali sognano la primavera. Atmosfere, luci, dettagli, che hanno affascinato anche poeti e scrittori come John Pollard, che ha scritto: ”il ghiaccio è acqua che è rimasta fuori al gelo e si è addormentata”.
Informazioni utili: Rifugio Nicola per chi decide di rimanere sui Piani di Artavaggio. Tel. 0341 997939; 347 1472132.
Ristorante Passo Culmine San Pietro, tel. 0341 998108. In entrambi si può dormire e mangiare.