Testo e foto di Vittorio Giannella
Dalla metà del giugno scorso nelle sale affrescate del castello di Saint Pierre, ora Museo Regionale di Scienze naturali Efisio Noussan, è possibile vedere la mummia d’animale più antica d’Italia: una marmotta venuta dal ghiaccio (immagine in apertura, ph V. Giannella). Perché il suo corpo dopo 6.600 anni è ancora perfetto? Perché è stata trovata a quota 4.291 metri? Com’è morta? Improvvisatisi inquirenti, gli studiosi cercano di risolvere l’appassionante “giallo”.
È una piccola regione la Val d’Aosta ma scrigno di grandi ricchezze culturali, paesaggistiche, con ghiacciai tra i più estesi ed elevati d’Europa, irrorata da torrenti tumultuosi, ora anche la terra della più antica mummia d’animale d’Italia. Corrado Gaspard, guida alpina, sta facendo una escursione come tante in quell’agosto del 2022, quando, camminando con attenzione su un costone del ghiacciaio del Lyskamm a quota 4291 metri, nota, in uno spazio dove il ghiaccio si è ritirato, un animale rannicchiato con ancora del pelo addosso. Si avvicina incuriosito. L’animale in questione è una marmotta, ma non sa ancora di aver fatto un’importante scoperta paleontologica. È la prima volta che viene ritrovata una mummia animale naturale (cioè non si è innescato il processo di decomposizione ad opera di microrganismi inibito da cause naturali, in questo caso il ghiaccio), ma, gli scienziati ne sono convinti, gli effetti del cambiamento climatico in atto potrebbe riservare nuove scoperte, e i ghiacciai portare alla luce, dopo secoli e millenni nuove sorprese. Come nel caso di Otzi, l’uomo di Similaun, “la mummia” umana meglio conservata in assoluto, custodita nel museo di Bolzano il cui corpo ha un’età stimata al radiocarbonio di 5.300 anni, così nel caso della marmotta del Lyskamm la sua conservazione da 6.600 anni è stata garantita dalla temperatura glaciale del ghiacciaio che l’ha ricoperta con uno strato di neve e ghiaccio. Questo ha impedito l’avvio del processo di decomposizione da parte dei batteri, e agli scienziati l’arduo lavoro per poter raccontare la sua storia di mistero.
La datazione al carbonio e le domande che alimentano un appassionante “giallo”
L’animale venuto dal ghiaccio ha una datazione al radiocarbonio che la colloca tra il 4.691 e il 4.501 a.C, aveva un’età dai 15 ai 18 anni ed era lunga 53-73 centimetri. Questi i dati inconfutabili della mummia, ma la straordinarietà consiste nel fatto che questa scoperta è stata fatta a 4.291 metri di quota sul ghiacciaio del Lyskamm. Che cosa è successo alla marmotta e perché è morta quassù? Queste domande invitano gli studiosi a varie riflessioni. C’era un clima diverso? Si era persa dal gruppo? Un’aquila l’ha portata fin lassù e lasciata o sfuggita dagli artigli? Per ora la mummia è stata riposta in un sarcofago ad alta tecnologia ed esposta al pubblico, che la preserverà per almeno 500 anni, senza più manipolazioni, in cui le migliori condizioni di conservazione sono create artificialmente. Intanto per approfondire le conoscenze scientifiche sulla marmotta del Lyskamm e sul luogo del ritrovamenti, la regione Valle d’Aosta ha avviato il Marmot Mummy Project, dove un gruppo di studio composto da archeologi, biologi, climatologi e geologi metteranno insieme le loro conoscenze per sciogliere l’enigma.
Info: Museo Regionale di Scienze Naturali Efisio Noussan Tel. 0165 95931