Vederle tutte e tre insieme, una accanto all’altra, ospitate nell’immenso salone all’interno del museo dell’Opera del Duomo di Firenze, è come avere davanti un pezzo di storia della scultura italiana dal Medioevo all’Umanesimo. Sono le tre porte del Battistero fiorentino, per una delle quali, quella a Sud, la più antica, realizzata quasi 7 secoli fa da Andrea Pisano, uno dei maggiori artisti del Trecento, discepolo e collaboratore di Giotto, è appena terminato il restauro. (nella foto di apertura, a destra la Porta Sud, appena restaurata. Al centro la Porta cosiddetta del Paradiso e a destra la Porta Nord, sono opere di Lorenzo Ghiberti).
Per la prima volta le tre Porte del Battistero, tra cui la celebre Porta del Paradiso, sono visibili una accanto all’altra nella Sala del Paradiso del Museo dell’Opera del Duomo. Uno spettacolo unico al mondo. L’intervento è stato possibile grazie all’Opera di Santa Maria del Fiore, di cui il Museo dell’Opera del Duomo fa parte, che ha finanziato con un milione e mezzo di euro il restauro, lo smontaggio, il trasporto e la collocazione nel museo. Con la Porta Sud si conclude un ciclo di restauri iniziato nel 1978, diretti ed eseguiti dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che ha riguardato le tre monumentali Porte del Battistero di Firenze a partire dalla Porta del Paradiso (1978 – 2012), la Porta Nord (2013 – 2015) e la Porta Sud (2016 – 2019).
Il restauro della più antica Porta del Battistero, durato tre anni, ha riportato alla luce la bellissima doratura non più visibile e allo stesso tempo ha recuperato i meravigliosi dettagli delle parti scultoree, realizzati con una cura talmente appassionata da farli sembrare una “preghiera”. Durante l’alluvione del 1966, la Porta fu gravemente danneggiata: l’anta destra quasi spaccata in due da una grave lesione trasversale, formatasi probabilmente su un difetto di fusione già esistente; alcune formelle caddero per terra e andò perduta una delle 48 teste leonine, trascinata forse via dalla violenta corrente dell’acqua.
La collocazione nel Museo dell’Opera del Duomo delle tre Porte del Battistero dopo il restauro, all’interno di grandi teche, si è resa necessaria per motivi conservativi. Sul Battistero gli originali sono stati sostituiti da copie realizzate dalla Galleria Frilli di Firenze, finanziate dall’Opera di Santa Maria del Fiore e per la Porta del Paradiso del mecenate Choichiro Motoyama e per la Porta Nord con il sostegno della Guild of the Dome Association.
Al celebre scultore del Trecento Andrea Pisano, si deve la più antica delle tre Porte del Battistero di Firenze, realizzata tra il 1330 e il 1336. Un gigante in bronzo e oro di circa 8 tonnellate di peso per 4 metri e 94 cm di altezza e 2,95 di larghezza. Il committente, la potente Arte di Calimala ovvero dei mercanti, per la complessa fusione dell’intelaiatura delle due ante dovette ricorrere a esperti fonditori veneziani quali Leonardo di Avanzo e collaboratori. Andrea Pisano, definito “maestro delle porte”, eseguirà le 28 formelle della Porta di cui 20 con episodi della vita di San Giovanni Battista, patrono del Battistero e della città di Firenze, e 8 con figure emblematiche. L’ordine di lettura è dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra. Sull’anta di sinistra sono rappresentati gli episodi relativi al ruolo di profeta del Battista, mentre a destra quelli del martirio. Le formelle sono intervallate da 74 fregi dorati, ognuno decorato con rosette alternate a diamanti, mentre ai vertici dei quadrilobi, contenenti le scene, si trovano 48 teste di leone. Sulla parte alta della porta è presente la firma dell’artista: “ANDREAS UGOLINI NINI DE PISIS ME FECIT A.D.M.CCC.XXX” (Andrea figlio di Ugolino figlio di Nino di Pisa mi ha fatto nell’anno del Signore 1330).
Riferimenti iconografici fondamentali per quest’opera furono il ciclo di mosaici del Battistero con la vita di san Giovanni Battista e gli affreschi di Giotto nella Cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze. Lo stile dell’ultimo Giotto è chiaramente leggibile nelle figure e nelle composizioni di Andrea, e non è da escludere che il grande maestro abbia disegnato qualcuna delle scene o quantomeno offerto spunti per l’organizzazione spaziale e narrativa delle singole formelle e per l’invenzione delle figure che le compongono.
Il restauro odierno della Porta di Andrea Pisano, a cura del Settore Bronzi dell’Opificio delle Pietre Dure, è stato eseguito in base al protocollo applicato alla prima Porta del Ghiberti con varianti rispetto alle diverse situazioni riscontrate. L’intervento – che ha coinvolto un’equipe di 14 restauratori, oltre che esperti scientifici e altre professionalità tecniche – ha portato alla luce ciò che resta della splendida doratura originale sulle parti scultoree delle formelle, dei profili e di molti particolari decorativi, nascosta sotto spessi strati di deposito e alterazioni di color verde della lega metallica. Lo stato di conservazione della doratura è risultato molto differenziato: alcune formelle hanno un deposito di oro consistente, altre discontinuo, e in alcuni casi è molto lacunoso. Nella parte inferiore della Porta alcuni rilievi sporgenti sono risultati consunti dal contatto con le mani che li hanno privati della doratura e della patina di ossidazione del bronzo.
Dopo le indagini diagnostiche iniziali, in particolare quelle termografiche che hanno evidenziato varie criticità strutturali, è stato eseguito il lavaggio mediante nebulizzazione e micro vaporizzazione. Le parti dorate ad amalgama di mercurio sono state trattate con ablazione laser. Le zone non dorate del fronte, il retro e gli spessori dei battenti sono stati puliti con diverse tipologie di pulitura meccanica. Particolarmente efficace in fase di rifinitura è stato l’uso della crio sabbiatura (pulitura criogenica) che si avvale di ghiaccio secco utilizzato con aria compressa per eliminare, in parti difficilmente accessibili, residui di materiali di deposito e alterazioni. Le tre Porte del Battistero sono state restaurate prima d’ora solo una volta, tra il 1946 e il 1948, al loro rientro a Firenze dopo essere state smontate e portate in un luogo segreto per proteggerle dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Ad Andrea Pisano saranno affidate le più importanti imprese scultoree fiorentine del secolo. Dopo la morte di Giotto nel 1337, verrà incaricato di portare avanti i lavori del Campanile, iniziato dal celebre pittore, nonché la decorazione scultorea della torre campanaria. Negli anni quaranta del Trecento, con l’aiuto di collaboratori, Andrea realizzerà otto delle grandi statue del Campanile e 48 dei 52 rilievi; nei primi di questi – quelli della facciata occidentale – si è probabilmente servito di disegni lasciati da Giotto. Gli originali sia delle statue che dei rilievi sono esposti al Museo dell’Opera.
LA PORTA DEL PARADISO
Secondo il Vasari fu Michelangelo a darle il nome di Porta del Paradiso: “elle son tanto belle che starebbon bene alle porte del Paradiso”. Al Ghiberti occorsero 27 anni per realizzarla in bronzo e oro, e quando i committenti la videro, tale era la bellezza che decisero di metterla nel posto d’onore, sul lato orientale che guarda la Cattedrale, il Paradisium. La Porta del Paradiso è tornata visibile al pubblico alla fine del 2012 nel Museo dell’Opera del Duomo, dopo un restauro senza eguali per complessità durato per un lungo periodo di 27 anni, che ha permesso di salvare la doratura da distruzione sicura. Diretto ed eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, su incarico dell’Opera di Santa Maria del Fiore, il restauro è stato possibile grazie ai finanziamenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e al contributo dell’Associazione Friends of Florence. La Porta del Paradiso – del peso di 8 tonnellate, alta 5 metri e venti, larga 3 metri e dieci, dello spessore di 11 centimetri – è stata collocata all’interno di una grande teca appositamente progettata. Terza in ordine di tempo, dopo quelle di Andrea Pisano (1330 – 1336) e la Nord dello stesso Ghiberti (1402 -1424), la Porta del Paradiso fu commissionata all’artista dalla potente Arte di Calimala nel 1425, appena un anno dopo aver terminato l’altra. Una vera e propria impresa epica che vedrà impegnato il Ghiberti dal 1426 al 1452, affiancato negli anni da numerosi collaboratori del calibro di Donatello, Michelozzo, Luca della Robbia, Benozzo Gozzoli, Bernardo Cennini. Con la Porta del Paradiso il progetto trecentesco che prevedeva tre porte per il Battistero di uguale formato, con le storie organizzate secondo 28 riquadri contenenti dei quadrifogli gotici, cambia radicalmente. Ghiberti elimina i quadrifogli e riduce i riquadri a 10 e su ognuno di loro rappresenta diversi episodi tratti dell’Antico Testamento, oltre ad un fregio composto da 48 elementi con teste e figure intere di profeti e sibille, tra cui il suo autoritratto.
LA PORTA NORD
Considerata l’opera che apre la stagione del Rinascimento a Firenze, la Porta Nord del Battistero è la seconda in ordine di tempo (1402 – 1424), dopo quella di Andrea Pisano (1330 -1336) e prima della Porta del Paradiso (1425 – 1452). Verosimilmente l’intenzione della ricca corporazione dei Mercanti, l’Arte di Calimala, era di far realizzare le Porte del Battistero una dietro l’altra, ma una serie di avvenimenti, tra cui la peste del 1348, fermarono questo progetto che fu ripreso solo nel 1400, quando fu deciso di indire un concorso per la seconda porta del Battistero. Vi parteciperanno oltre al Ghiberti, Filippo Brunelleschi, suo principale rivale, Simone da Colle, Niccolò d’Arezzo, Jacopo della Quercia da Siena, Francesco di Valdambrino e Niccolò Lamberti. Agli artisti fu chiesto di realizzare una Formella, in un anno, con il tema del Sacrificio di Isacco. Lorenzo di Bartoluccio Ghiberti (1378-1455), detto anche “Nencio” vincerà il concorso a soli 23 anni e lavorerà per il resto della vita alle porte del Battistero che lo renderanno ricco e famoso. Per la sua opera sarà lautamente pagato tanto da permettersi un gruppo di collaboratori, tra cui artisti affermati come il padre orefice Bartoluccio, Donatello, Michelozzo e giovani apprendisti come Paolo Uccello. Di eguali dimensioni monumentali della Porta del Paradiso, 3 metri di larghezza per 5 di altezza, ognuna delle 2 ante è del peso di oltre 4 tonnellate, per un totale circa di 9. Ghiberti ha ripreso lo schema della Porta Sud di Andrea Pisano con 28 formelle dalla medesima forma quadrilobata, ma notevoli sono le differenze. Nei più di venti anni che Lorenzo e la sua bottega lavoreranno a questa impresa lo stile ghibertiano evolverà da quello gotico delle prime scene a quello rinascimentale delle ultime.
LA PORTA SUD
Al più celebre scultore del Trecento, Andrea Pisano, si deve la più antica delle tre Porte del Battistero di Firenze, realizzata tra il 1330 e il 1336. Un gigante in bronzo e oro di circa 8 tonnellate di peso per 4 metri e 94 cm di altezza e 2,95 di larghezza. Un capolavoro dove a suscitare meraviglia e a lasciare incantati è la cura con cui sono stati realizzati i dettagli delle parti scultoree dorate, anche laddove non sono visibili ad occhio nudo. Denominata Porta Sud – anche se originariamente si trovava ad est di fronte all’ingresso della Cattedrale, dove fu sostituita prima dalla Porta Nord e poi da quella del Paradiso – all’impresa prenderà parte anche il veneziano Leonardo di Avanzo che si occuperà della complessa fusione dell’intelaiatura delle due ante. Andrea Pisano, chiamato nei documenti dell’epoca “maestro delle porte”, e i suoi collaboratori eseguiranno 28 formelle con 20 episodi della vita di San Giovanni Battista, patrono del Battistero e della città di Firenze, e 8 figure emblematiche. L’ordine di lettura è dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra. Sull’anta di sinistra gli episodi sono relativi al ruolo di profeta del Battista, a destra quelli del martirio. Riferimenti iconografici fondamentali per questa opera furono sicuramente: la vita di San Giovanni Battista del ciclo di mosaici del Battistero e gli affreschi di Giotto nella Cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze. Le 28 formelle della Porta sono intervallate da 74 fregi, ognuno decorato con rosette alternate a diamanti, mentre ai vertici dei quadrilobi, contenenti le scene, ci sono 48 teste leonine. Sulla parte alta della porta è presente la firma dell’artista: “ANDREAS UGOLINI NINI DE PISIS ME FECIT A.D.M.CCC.XXX” (Andrea figlio di Ugolino figlio di Nino di Pisa mi ha fatto nell’anno del Signore 1330). Lo stile dell’ultimo Giotto è chiaramente leggibile nelle figure e nelle composizioni di Andrea, e non è da escludere che il grande maestro abbia disegnato qualcuna delle scene, o quantomeno offerto spunti per l’organizzazione spaziale e narrativa delle singole formelle e per l’invenzione delle figure che le compongono. Ad Andrea Pisano saranno affidate le più importanti imprese scultoree fiorentine del secolo: a fianco di Giotto, e su suo disegno, realizzerà 48 formelle su 52 del Campanile della Cattedrale (oggi gli originali sono visibili nel Museo dell’Opera del Duomo), e poi alla morte del grande pittore, nel 1337, sovrintederà la costruzione dell’edificio stesso.
Museo dell’Opera del Duomo
Aperto tutti i giorni dalle ore 9 alle 19, chiusura il primo martedì del mese. Biglietto di ingresso unico a tutti i monumenti dell’Opera, compreso il Museo, 18 euro.