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La bellezza nascosta della Lombardia e della valle Padana

Un vero e proprio salotto nella pianura Padana. A solo 100 chilometri da Milano, infatti, Cremona e il fiume Oglio ci danno l’opportunità di trascorrere un fine settimana all’insegna dello svago, della musica, della storia, delle tradizioni e di competenze perse nel tempo. Il tutto legato dal fil rouge delle stradine sterrate della ciclovia dell’Oglio. Alex, Giordano e Claudia ci hanno fatto scoprire, e in alcuni casi riscoprire, angoli di un territorio lombardo che meritano una visita approfondita e che ti riportano indietro nel tempo; insomma, un lembo di terra che vale assolutamente la pena visitare.

 

Cremona, per esempio, è la tipica provincia italiana antica, ricca di bellezze. Un luogo tranquillo a pochi passi dal caos metropolitano. Il centro città è un vero e proprio salotto all’aria aperta: nella bella piazza del Duomo è sempre piacevole prendersi un aperitivo con lo sfondo della cattedrale di origine romanica dedicata a Santa Maria Assunta, ma che presenta anche elementi gotici, rinascimentali e barocchi.

Guardando la facciata del Duomo, sulla sinistra svetta maestoso il celeberrimo Torrazzo (il campanile storico più alto d’Italia con i suoi 112 metri e ben 502 gradini), mentre a destra si erge il Battistero, intitolato a San Giovanni Battista, costruzione di forma ottagonale alta 34 metri, la cui parte esterna due di facciate (quelle che si affacciano sulla piazza) realizzate con marmo modellato sia secondo i canoni dell’arte romanica sia gotica. Ma Cremona è famosa nel mondo per essere anche e soprattutto la sede di una tradizione antica e unica come quella della liuteria.

La storia della città è infatti indissolubilmente legata con quella della Scuola internazionale di Liuteria e delle 168 botteghe dei liutaidisseminate in tutta la città, un unicum nel panorama mondiale. Le botteghe sono i luoghi dove nel ‘500 prese vita quell’oggetto musicale unico e irripetibile che si chiama violino e dove ancora oggi si ammira e si pratica quest’arte antica, tramandata di generazione in generazione, nel pieno rispetto delle tecniche costruttive del sommo Stradivari, degli Amati e dei Guarneri. I loro insegnamenti, le loro regole, i loro canoni sopravvivono nei liutai cremonesi di oggi.

Un esempio di ciò che stiamo dicendo è rappresentato da Philippe Devanneaux, che dal 1991 si è trasferito a Cremona dove ha messo a frutto la sua passione e l’esperienza accumulata negli anni. Un vero artigiano innamorato del proprio mestiere che ha l’abilità di capire al primo colpo se il legno che sta utilizzando avrà la venatura giusta. È una bottega che consigliamo di vistare a grandi e piccini. Si possono infatti organizzare vere e proprie visite guidate (per info: https://www.violini.net/visite_guidate.html). Il Museo Stradivariano custodisce una collezione di forme lignee, modelli cartacei e strumenti appartenuti al grande liutaio cremonese, insieme con strumenti ad arco e a pizzico degli ultimi tre secoli.

Philippe Devanneaux

Ma è nei dintorni di Cremona che c’è un mondo nascosto tutto da scoprire. Iniziamo da Piadena, dove si può visitare il Museo Archeologico Platina (per info http://www.museo-piadena.net).Il museo, fondato nel lontano 1957, deve il suo nome di “Antiquarium Platina” al suo fondatore Bartolomeo Sacchi. Fu proprio l’entusiasmo nato sulla scorta delle scoperte archeologiche avvenute alla fine degli anni Cinquanta del XX secolo nel territorio di Piadena e Calvatone (vedi sezione sul territorio) a determinare la decisione di fondare un museo archeologico a Piadena. Oggi, sono ben quattro le sezioni che possono essere visitate; nella sezione preistorica è ospitato il reperto più antico: si tratta della punta a dorso (probabilmente un antenato del giavellotto) scoperta nei campi dei Lagazzi del Vho, famoso sito palafitticolo dell’età del Bronzo. In questa sezione del museo si trova la prima postazione del percorso tattile, dove si possono toccare repliche di strumenti realizzati con le antiche tecniche di scheggiatura. Attraverso la postazione informatica a tavolo è possibile trovare informazioni riguardanti il territorio di Piadena, dei suoi siti archeologici e vivere l’esperienza di visitarne alcuni attraverso la realtà virtuale.

La sezione protostorica, la sezione Romana e la sezione Medievale completano le sale del museo. Come dicevamo poco sopra, ci permettiamo di segnalare, specie per i più giovani, il percorso tattile “si prega di toccare!” L’intento del percorso è quello di superare la barriera fisica costituita dalle vetrine e rendere fruibile la collezione archeologica del museo attraverso la realizzazione di riproduzioni dei reperti maggiormente significativi; tutto ciò per offrire un approccio fisico e multisensoriale alle opere mediante l’utilizzo di quelle capacità percettive che, in ambito museale, in genere rimangono in secondo piano: tatto, ma anche udito e olfatto, per arricchire l’esperienza cognitiva. In ogni sala si trova una postazione tattile dedicata a una particolare tipologia di reperto.

Dalla storia al giocattolo il passaggio è breve: come non rimanere estasiati dalla bellezza del Museo del Giocattolo di Canneto sull’Oglio?

Il celeberrimo Museo Furga

È qui a Canneto, infatti, che nasce la prima fabbrica italiana di bambole intorno al 1880, grazie all’intuito imprenditoriale di un nobile mantovano, Luigi Furga Gornini. Intorno al 1870-75, il nobile mantovano conosce un certo Ceresa, operaio cannetese, tornato dalla Germania dopo avervi lavorato apprendendo l’arte di modellare la cartapesta.

I due si organizzano e danno vita a un laboratorio per la fabbricazione di maschere di carnevale. Le maschere erano realizzate in cartapesta, dipinte con colori vivaci e rappresentavano una molteplicità di soggetti. L’attività ha però vita breve, probabilmente per lo scarso profitto che un tale prodotto offriva, ma la tenacia e l’inventiva dei due è più forte di tutto e di tutti: passano alla fabbricazione di bambole, sfruttando l’esperienza acquisita nella lavorazione della cartapesta, materiale che ben si adattava anche alla nuova produzione. Con la guerra l’importazione delle materie prime dalla Germania si blocca per evidenti motivi e allora i Furga costruiscono a Canneto un intero reparto per produrre teste di porcellana, che per una quarantina di anni impiegherà quasi 250 dipendenti, quasi tutte donne.

Sono tantissimi i modelli che si possono ammirare nel museo; bambole che attraversano decadi e che rappresentano anche uno spaccato dell’evoluzione industriale; basti pensare all’introduzione nel mondo del giocattolo delle resine sintetiche, che avviano nuovi sistemi produttivi. Inoltre gli arti delle bambole sono ricoperti con un sottile strato di lenzuolino vinilico, saldato elettronicamente, lavabile e perciò infinitamente più igienico, di cui la Furga ottiene il brevetto. Nel 1954 inizia invece la produzione di bambole di polietilene, subito seguita dal vinile, nel 1956. Negli anni 60 la Furga lancia sul mercato bambole come Susanna, Sylvie e Sheila (1965) e, qualche anno più tardi, Simona (1967), che sono corredate da innumerevoli abiti, per ogni situazione e momento della giornata, assieme a mobili, profumi, parrucche, gioielli, borse, valigie e mille altri accessori. Proprio in questo sta il segreto del loro successo: vestendo, pettinando, facendo agire la propria bambola, la bambina si proiettava in un mondo nuovo, fatto anche di frivolezze e civetteria, ma preparandosi soprattutto a pensare in modo diverso dalle precedenti generazioni la propria femminilità. Con il passare degli anni Furga perde competitività nei confronti delle aziende mondiali e negli anni Novanta chiude definitivamente i battenti, anche se il marchio sopravvive ancora per alcuni anni.

Nel nostro percorso incontriamo Isola Dovarese, un piccolo paese del Cremonese celebre per il Palio delle Contrade, tradizionale rievocazione storica dei costumi tipici della società medievale di fine Quattrocento. Fin dal 1966, ogni secondo fine settimana di settembre, nelle vie del paese sfilano le quattro contrade di Isola: Le Gerre, Porta Tenca, San Giuseppe, San Bernardino. L’origine del Palio risale ai festeggiamenti per il matrimonio di Anna Dovara, figlia del signore locale, con Filippo Gonzaga, avvenuto nel 1322.

Oltre al Palio delle Contrade, Isola Dovarese si veste a festa anche ogni ultima domenica di aprile, in occasione della Fiera di San Giuseppe: nei pressi dell’oratorio dedicato al santo: bici e moto d’epoca, prodotti dell’artigianato locale, specialità della cucina e i giochi storici – come il “maj”, l’albero della cuccagna – allietano la giornata. Tra l’altro, in omaggio al grande Ugo Tognazzi, che ha esportato nel mondo le bontà della sua terra, a Isola Dovarese si può anche mangiare in modo sublime a Palazzo Quaranta. Veri maestri nel settore della ristorazione, cuochi e selezionatori delle famiglie Bertoletti, Malaggi e Lazzari lavorano nella cucina del ristorante di Palazzo Quarantaper realizzare una sintesi perfetta tra profumi e sapori semplici ma inimitabili.

Prendi una bici e… pedala

Tutto quello che vi stiamo raccontando noi lo abbiamo visto facendo una bella passeggiata, in due giorni, in sella a una bicicletta. Partendo, per motivi logistici, da Isola Dovarese abbiamo pedalato lungo gli argini del fiume Oglio, passando dalla chiesa di Carzaghetto e poi via sino a raggiungere Canneto sull’Oglio e poi Piadena.

Da segnalare, sempre a Piadena, l’azienda Jenny Green gestita dalla signora Antonella che, forte dell’esperienza accumulata per aver lavorato con il padre e con il nonno, a un certo punto della sua vita ha deciso di passare alla coltivazione di piante aromatiche. “L’idea che le piante, attraverso il loro profumo, ci permettano di migliorare il nostro modo di vivere mi ha convinto della bontà di questa idea, quella della distillazione per l’ottenimento degli oli essenziali” spiega la signora Antonella (che ringrazio per avermi regalato una buona torta, ovviamente, alla lavanda). Per info ed acquisti https://www.jennygreenstore.it

La ciclovia dell’Oglio, interamente pianeggiante è adatta a tutti, grandi e piccoli, visto che gli unici punti critici sono rappresentati da qualche attraversamento stradale, peraltro sempre ben segnalato. Certo è un percorso che si snoda lungo il fiume e quindi non offre molte zone d’ombra; tuttavia si possono fare alcune soste molto interessanti. Una bella passeggiata, insomma, che grazie all’e-bike fornita da Beega (per info https://www.beega.it/it/) non ci ha fatto stancare più di tanto.Per qualsiasi tipo di informazione si può far riferimento al consorzio InCremona che, grazie all’iniziativa BikeFriendly, organizza diversi itinerari che possono far vivere al turista/viaggiatore esperienze uniche, sia dal punto vista culturale sia enogastronomico. Del resto non dimentichiamo mai che siamo in Italia, quindi cultura e tradizione culinaria sono due assi nella manica!!

Ovviamente per noi Cremona fa rima con Ugo Tognazzi e la sua passione per la buona cucina. Tre le proposte che segnaliamo:

a Cremona, consigliamo l’Osteria La Sosta, in pieno centro, proprio di fronte alla liuteria di Philippe Devanneaux, dove si possono gustare i piatti tipici del territorio prevalentemente a base di carne (https://www.osterialasosta.it/). Poi c’è il ristorante dell’Hotel Palazzo Quaranta a Isola Dovarese, dove poter gustare piatti con ingredienti, sempre freschissimi, legati al territorio cremonese e lombardo, accompagnati dalla proposta enologica della carta dei vini; (https://www.palazzoquaranta.it/). Trattoria dell’Alba, dove i due titolari sono soliti ripetere che sono “figli d’arte ma non di scuola”. Gustosi i piatti della tradizione tramandati dalla mamma, che a volte sono rivisitati e arricchiti con ricerche e prodotti diversi, per rendere le pietanze più leggere e digeribili (http://www.trattoriadellalba.com/).

Ulteriori info: www.incremona.it
www.galogliopo.it

Testo di Ugo Cisternino

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