Prati verdi fin dove lo sguardo si spinge, muretti a secco sotto un cielo che ha ispirato scrittori e canzoni, azzurro marezzato di grigio e pennellato dal vento, tetti di paglia su cottage antichi e sbilenchi, e due cose prima di tutto il resto: il canto del vento e il miagolio concitato di un violino, dalla porta socchiusa del primo pub…
Poche terre sono capaci di suggestionare la fantasia e mormorare storie all’orecchio come fa l’Irlanda, l’isola di smeraldo che guarda ora l’Europa e ora l’oceano dalle sue sponde sbriciolate, selvagge e dolcissime insieme: isola di leggende, di malinconici poeti, di folletti e di canzoni, l’Irlanda resta ancora oggi una delle terre più affascinanti d’Europa. A cominciare dalle sue propaggini occidentali, attorno alla città di Galway, vivace cuore pulsante della regione a cavallo tra le contee di Galway e quella di Clare: una volta usciti dal centro urbano, infatti, è ancora possibile assaporare l’Irlanda “di una volta”, fatta di villaggi fuori dal tempo, natura aspra e storie di fate sussurrate attorno a un fuoco, accompagnati da un’immancabile pinta di Guinness. Un’Irlanda che è il cuore del Gaeltacht, perché qui tutto è bilingue e il gaelico viene, ancora oggi, quasi prima dell’inglese.
La piana lunare del Burren
“Non un albero per impiccare un prigioniero, né acqua per annegarlo, né terra per seppellirlo”: così scrisse il generale Edward Ludlow a Cromwell, nel 1651, per descrivergli il territorio del Burren, nella contea di Clare, a sud della città di Galway. La definizione racchiude in sé tutta l’asprezza ambigua e straniante di questi 500 chilometri quadrati di pietra calcarea (limestone), un’immensa tavola ondulata di rocce spaccate alternate a pochi stentati prati tagliati da muretti a secco, cimiteri, qualche cottage sparso.
Il nome Burren deriva dalla parola gaelica Boíreann che significa appunto “posto roccioso”. Ma quella del Burren è un’inospitalità solo apparente: l’erba che cresce tra le spaccature del limestone è infatti molto nutriente, e permette il suggestivo paradosso di questa zona… La vita dalla roccia.
Il miglior folk d’Irlanda? A Doolin!
Il villaggio di Doolin deve soprattutto alla posizione la sua fama: situato ai piedi delle Cliffs of Moher – le iconiche scogliere di oltre 200 metri a picco sull’Oceano Atlantico, note anche con il loro nome gaelico Aillte an Mhothair, cioè “scogliere della rovina” – e affacciato sulle Isole Aran, da semplice e umile paese di pescatori è diventato negli ultimi anni uno dei punti strategici di appoggio per chi vuole visitare la zona, mantenendo tuttavia intatta la sua tipicità.
Due le sue caratteristiche più rimarchevoli: i cottage dai colori sgargianti che costituiscono il blocco interno dell’abitato, e la presenza di numerosi e vivacissimi pub, che ogni sera propongono live session di musica locale. Secondo le dicerie locali, la miglior musica folk d’Irlanda si suona proprio qui, in questo paese remoto.
Connemara, dove abitano le fate
Poche regioni irlandesi riescono, come il Connemara, a solleticare fantasia e suggestione: sarà merito delle sue colline arrotondate (i “drums”), delle torbiere violacee che riflettono il cielo, del paesaggio aspro e selvatico, oppure della sensazione che qui fate e folletti siano di casa? Difficile dirlo. Quel che è certo è che oggi il Connemara è una delle aree più battute da trekker, turisti ed esploratori, che cercano di catturarne l’anima passo dopo passo.
Situata nella contea di Galway, a nord della città principale, il Connemara è una regione dalla morfologia complessa e articolata: le aree interne sono collinari e punteggiate di laghi, stagni e corsi d’acqua, mentre la costa si sbriciola nell’oceano in un susseguirsi di baie, piccoli fiordi, penisole e isolette sparse. Leggenda vuole che gli abitanti del Connemara – soprattutto chi vive nei cottage più isolati – abbiano ancora oggi l’abitudine di lasciare fuori dalla finestra un piattino con del latte, di notte: serve per placare il “piccolo popolo”, che altrimenti si vendicherebbe con scherzi e dispetti.
Kylemore Abbey
Il centro principale del Connemara è la cittadina di Clifden (An Clochàn in gaelico). Tra gli altri siti di interesse della zona, ci sono il Killary Harbour – un vero e proprio fiordo lungo 16 chilometri che separa la contea di Galway da quella di Mayo – e soprattutto l’Abbazia di Kylemore, che custodisce una romantica storia d’amore.
Edificio neogotico costruito nel XIX secolo dal ricco Mitchell Henry come regalo per la giovane e amata moglie Margaret, il castello non ebbe grande fortuna: Margaret infatti morì di malattia e Mitchell, distrutto dal dolore, vendette la tenuta. Nei decenni successivi Kylemore passò di mano in mano, fino a quando non fu acquisita da una comunità di suore benedettine, fuggite dal Belgio dopo la Prima Guerra Mondiale, che la trasformarono in ciò che è ora: l’abbazia di Kylemore Abbey, uno dei siti turistici più amati della regione.
Sul numero 281 (giugno 2020) di Itinerari e Luoghi, disponibile in edicola e online, trovate maggiori informazioni, curiosità e un itinerario dedicato a Galway e le isole Aran.
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