“I Macchiaioli. Capolavori dell’Italia che risorge”, la grande mostra di Palazzo Zabarella a Padova che fa sfoggio di ben 100 capolavori di intensa emozione che raccontano di un Uomo eroico ed instancabile, pronto a ripartire ogni giorno a dispetto di qualsiasi difficoltà è stata prorogata al 30 giugno per il perdurare dell’emergenza sanitaria. “Una Mostra da non perdere, che racconta di tutti noi, delle nostre emozioni e del nostro valore – dichiara il Presidente della Fondazione Federico Bano annunciando la proroga al 30 giugno – una Mostra Evento che celebra Artisti fuori dagli schemi, liberi e spavaldi, a dispetto delle convenzioni e delle regole del tempo; artisti che amavano dipingere la quotidianità, il valore umano, gli istanti di vita e l’immediatezza di atti ed emozioni con forza, coraggio e voglia di ripartire giorno dopo giorno con rinnovata energia a dispetto di qualsiasi difficoltà. Abbiamo deciso di prorogare la Mostra fino alla fine di giugno per poter dare la possibilità ai visitatori di venire a Palazzo Zabarella e ritrovarsi protagonisti della storia” – conclude il Presidente. (nella foto di apertura: Telemaco Signorini, Ore d’ozio a Riomaggiore, 1892-1894).
“La mostra celebra i Macchiaioli alzando il velo proprio su quelle che sono state le antiche collezioni ed i coraggiosi artefici e su tanti aspetti completamente inediti. Un’operazione culturale totalmente coinvolgente e di grande efficacia.”, afferma Giuliano Matteucci. Puntando su opere iconiche e inedite, i curatori Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, coadiuvati da Silvio Balloni e Claudia Fulgheri, attraverso lo scandaglio delle antiche fonti, sono risaliti ai primi acquirenti – amatori, cultori, critici, mercanti – che, al di là di ogni convenzione, si sono circondati d’immagini ispirate alla contemporaneità, molte delle quali oggi in mostra.
Viene, così, restituito un volto a figure spesso lasciate in ombra ma di grande rilievo nella valorizzazione e sviluppo delle arti, quali Fiorella Favard de l’Anglade, Isabella Falconer e Giulio de Gori. Acquistando alle esposizioni o direttamente dagli artisti, hanno svolto un ruolo di veri e propri mecenati. Al loro credo si aggiunge quello di alcune famiglie particolarmente sensibili alla pittura come i Fabbroni, i Cecchini e i Bandini che, nei confronti di Lega, hanno dimostrato grande umanità e accoglienza. Ed ancora, critici della lungimiranza di Diego Martelli e Ugo Ojetti che con i loro scritti hanno difeso l’identità stilistica di Abbati, Fattori, Signorini e Zandomeneghi; infine mercanti intraprendenti quali Mario Galli ed Enrico Checcucci la cui linea estetica ha privilegiato i protagonisti del Caffè Michelangiolo. Veri e propri antesignani di un gusto al quale hanno guardato con interesse non pochi artisti del Novecento, rivivono in mostra attraverso le immagini fissate da Lega, Boldini, Zandomeneghi, Fattori e Ghiglia. Le opere che li rappresentano a Palazzo Zabarella, con altre riconducibili a quella fervida stagione e ai suoi protagonisti, sono la testimonianza tangibile di una grande fede e passione. La bellezza e preziosità che le mette in luce fa parte di una narrazione ancora inedita, di cui la mostra di Padova si propone come anticipazione.