“Tutta mia la città”, cantavano gli Equipe 84…
La stessa musica, ma risuonata dai Bluebeaters, mi risuona in testa come una filastrocca: quando via Garibaldi si illumina, al mattino presto, mi sento come una delle uniche persone rimaste sulla Terra.
Il silenzio, la luce dorata, le vetrine della via dello shopping ancora sonnecchianti, il centro di Torino tutto per me.
Sono fortunata, penso mentre cammino da Piazza Statuto a Piazza Castello, attraversando l’antico Decumano Maximo, dove si incrociavano le strade principali di Iulia Augusta Taurinorum.
In Piazza Castello mi sovrasta la maestosità di Palazzo Reale, con i suoi giardini “alla francese”, Palazzo Madama e il Castello, responsabile del nome della piazza e finalmente posso vedere il sole che sale e risveglia la città.
Così, mentre le serrande si alzano, il mercato di Porta Palazzo schiamazza pieno di profumi e spezie, mi muovo svelta, per godermi una colazione da Venier, addentando un torciglione alla crema, oppure un caffè da Beccuti, antica Torrefazione, per poi proseguire verso Via Roma.
Il lusso torinese sotto ai portici, passando per l’incantevole Galleria San Federico, un vero gioiello architettonico, dove risplende l’insegna del cinema Lux, affascinante come agli albori nel ’34.
Troppo poche 200 parole per descrivere la bellezza e l’intensità di una “Signora come Torino”: sofisticata ma alla mano, profumata di gianduiotti, ricca di piole, buon vino.
Ma anche underground, polo culturale, città della street art, della musica elettronica e dei dj set all’aperitivo.
La collina, la vista, le persone: l’incantesimo di sentirsi “grandi in una piccola città” e “coccolati in un grande paese”.
Nicole Ferrero, Torino
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