Dal 1924 il mulino di Napoli
La terra produce il grano. Ma l’uomo produce il sogno del grano, ed è il sogno che consente il realizzarsi delle cose. (Proverbio indù)
Come quando ti perdi in un campo di grano. E la felicità è fatta di oro e di azzurro. (Fabrizio Caramagna)
In fondo, quello che un giorno disse Oscar Farinetti (patron di Eataly) nel corso di un’intervista, è vero: “la conoscenza del cibo è bassissima. Meno del 35% degli italiani sa la differenza fra grano tenero e grano duro, ma più del 60% sa cos’è l’Abs. Perché quelli che vendono auto spiegano cos’è l’Abs, mentre chi vende cibo non spiega nulla”.
Ma al Mulino Caputo questa conoscenza è ormai quasi centenaria, fa parte del DNA di quattro generazioni che dal lontano 1924 producono farine di altissima qualità per prodotti da forno e di pasticceria.
Lavorazioni che nella semplicità e nella genuinità trovano la loro sintesi e ne hanno stabilito il successo e il riconoscimento, anche oltre confine.
La produzione del grano è un’arte antica, antichissima.
Che sta alla base della storia dell’uomo e della sua alimentazione.
Un’eredità che i bisnonni di Antimo Caputo, oggi alla guida dell’azienda di famiglia, hanno a suo tempo accolto e realizzato di ritorno dagli Stati Uniti. Una storia di immigrazione al contrario.
Perché nel 1924, Carmine e Pasquale Caputo, che nel New Jersey producevano prodotti per pasticceria, tornarono a Capua per sposare due sorelle. Ripercorsero la via di casa al contrario per coronare un sogno d’amore, certo, ma anche di vita.
Nacque così il Mulino Caputo.
“È da quel momento che la storia della mia famiglia si lega a quella del grano. Da sempre – ci racconta Antimo Caputo – lavoriamo il grano con passione e attenzione per garantire a chef, pizzaioli e professionisti dell’Arte Bianca in generale, farine di altissima qualità, prodotte nel pieno rispetto della tradizione e con l’uso di materie prime attentamente selezionate”.
Non è un caso che le farine Caputo siano legate alla storia delle pizzerie di Napoli. Tra i clienti più noti c’è Alessandro Condurro, il proprietario dell’Antica Pizzeria da Michele, altro nome illustre non solo della gastronomia partenopea ma proprio della storia di Napoli, delle sue origini, della sua anima: un’icona dell’arte della pizza.
Alla base di questo legame, tra Caputo e i pizzaioli napoletani, c’è quell’intreccio tra semplicità, tradizione, passione e genuinità che solo qui, solo a Napoli si può trovare: farina, olio, mozzarella e pomodoro.
Così una pizza Margherita diventa simbolo di una città e delle sue genti.
“Per produrre farine di un certo valore e pregio alla base c’è tanta ricerca. Vogliamo grani di qualità altissima, che selezioniamo, attentamente e personalmente, sia sul territorio italiano che in quello europeo. La produzione del grano è legata alla terra in cui viene seminato, al clima, al sole, all’acqua. E non tutti sono uguali e dello stesso valore – ci dice Caputo – per questo non poniamo limiti o confini territoriali quanto qualitativi, capaci di rispondere ai nostri principi fondamentali che fanno della purezza del prodotto e della sostenibilità della filiera i capisaldi”.
Ed è su questa ricerca che si fonda l’autorevolezza del nome Mulino Caputo: “da questi valori – ci dice ancora Antimo – nasce l’arte bianca Caputo che, grazie all’esperienza maturata da quattro generazioni di Maestri Mugnai Napoletani, ci permette di garantire elevatissimi standard qualitativi, per fare in modo che esperti ristoratori e artigiani del gusto esprimano al meglio la loro creatività”.
Cosa rende speciale le farine Caputo oltre alla selezione dei grani?
Semplice. La macinazione.
Ed è un passaggio che sta molto a cuore ad Antimo: “grazie al Metodo Caputo le nostre farine hanno la capacità di preservare al massimo la naturalità e l’autenticità dei sapori. Da sempre usiamo un metodo a macinazione molto lenta legato all’antica arte molitoria, che consente di ottenere farine di altissima qualità senza danneggiare gli amidi, le proprietà organolettiche e, soprattutto, il sapore vero del grano, anche perché per i nostri prodotti non usiamo alcun enzima chimico o additivo”.
La tradizione portata avanti da Mulino Caputo si lega poi ad un progetto importante che unisce la produzione locale alla sostenibilità ambientale.
L’azienda di Antimo aderisce, infatti, alla prima filiera del grano tenero in Italia con il progetto Grano Nostrum: “abbiamo voluto legare il Mulino di Napoli all’esperienza di aziende agronome eccellenti, come la Green Farm di Grottaminarda (AV) e di altre simili per aumentare la tracciabilità e la qualità delle materie prime utilizzate per la produzione delle nostre farine. In sostanza, dalla semina, al raccolto, tutta la produzione di Grano Nostrum è certificata Made in Italy al 100%”.
Una scelta professionale e personale che rispecchia l’amore di questa famiglia per la propria terra e il proprio mestiere: “non è solo questo. Oggi più che mai, in un periodo così difficile e incerto che viene da quasi due anni di stato di emergenza per il Covid, la cura e la qualità del cibo sono diventati centrali per ogni individuo. Il consumatore oggi studia i prodotti, ne controlla la provenienza e la filiera produttiva. Vuole autenticità, territorialità, bontà e genuinità. Sono alcune delle ragioni complici della diffusione dei nostri prodotti anche al dettaglio”.
Spiega Caputo: “Non solo più i professionisti dell’arte bianca ma anche i consumatori di tutti i giorni chiedono in maniera crescente le nostre farine, soprattutto dai mesi di lockdown, quando ci siamo trovati in tanti a sfornare pane e pizza a casa. E io ci tengo che Mulino Caputo venga riconosciuto quale custode di valori importanti e di un rispetto inequivocabile per la nostra storia, i nostri valori e la qualità di quanto produciamo”.
Dal 1939 Mulino Caputo sorge nel mulino di San Giovanni a Teduccio, l’ultimo mulino rimasto nella città di Napoli.
- Contatti: Corso San Giovanni a Teduccio, 55 – 80146 Napoli
- https://www.mulinocaputo.it/