Sono le donne di Alice Valenti, artista catanese
Già il suo nome è una promessa.
Alice sa di favola e di meraviglia.
Di colore e curiosità. Si cadrebbe facilmente nella retorica, non fosse che Alice Valenti è donna di colore, di passioni, di fantasia. Di grande cultura e di una forza affascinante.
Un’artista siciliana incredibile che, con la sua arte e le sue opere, racconta in modo mirabile di una cultura popolare ricchissima e preziosa, che si tramanda attraverso antichi mestieri.
Di una cultura siciliana che sa di mare, di storia, di vento, di sole e di colore.
E calore…quello che emanano le parole di Alice, che oggi mi ha raccontato la sua storia di artista e di donna e di come le due cose siano assolutamente imprescindibili.
Alice fa parte dallo scorso aprile di un collettivo tutto al femminile che raccoglie 15 artiste, le MaleTinte: tinte perché legate alla pittura e tinte perché…un po’ monelle…come si dice in siculo… siii tinto…
Con le MaleTinte, Alice ha realizzato la sua ultima opera: un bellissimo murales (O-Maggio) dipinto sul muro del Teatro Stabile di Catania in onore dell’attrice Mariella Lo Giudice, scomparsa dieci anni fa, la cui figlia, Lydia, è una delle MaleTinte.
“Siamo 15 donne che vorrebbero vivere grazie all’arte ma se è già difficile farlo in generale, figuriamoci per una donna, con il lavoro, la famiglia, poi qui, in Sicilia. Così questa unione tra varie personalità e capacità – siamo pittrici, illustratrici, decoratrici, grafiche, attrici, videomaker – ci dà la forza per portare avanti quella che vogliamo sia una precisa scelta di vita, di condivisione di intenti, di gioie, successi e disagi”.
L’intento dell’opera è quello che sta alla base degli altri murales realizzati dalla stessa Alice, ovvero: “fare in modo che l’arte sia visibile e fruibile a tutti e non chiusa all’interno di musei o luoghi chiusi”.
La storia di Alice parte da lontano.
Da un mondo che sa di fiaba. Come quella di Renato Guttuso, grande artista siciliano, che iniziò la sua carriera in una bottega che realizzava carretti siciliani, anche Alice è stata apprendista nella famosa bottega del Maestro Domenico di Mauro, conosciuto quando aveva 86 anni e morto a 102.
“Era una persona strepitosa. Un uomo magnifico, con i baffi e la coppola da pittore, che da quando aveva 12 anni dipingeva carretti. Per me è stata scuola di arte e di vita”.
Dipingere carretti siciliani è, infatti, una vera arte. In questi dipinti, così ricchi e carichi di personaggi e colori, c’è un magnifico lavoro di sintesi che coglie la stratificazione delle tradizioni siciliane che risalgono all’antica Grecia, alla presenza degli arabi nell’isola e ai popoli e alle genti che in Sicilia sono passati e hanno vissuto.
“E’ un mondo che ho approcciato anche dal punto di vista filologico, per andare a comprendere meglio la mia terra visto che ogni provincia ha i propri carretti e le proprie raffigurazioni che raccontano una propria storia”.
Si tratta di un percorso di scoperta, ricerca e racconto di un’arte popolare siciliana che sfocia in un patrimonio immaginario incredibile e che porta Alice molto lontano. “Da questo corso e da questi studi sono nate collaborazioni importantissime con Averna, per la quale ho disegnato nel 2016, 2017, 2018 le etichette del Magnum e con Dolce e Gabbana, per i quali ho partecipato ai loro progetti legati alla moda e al design. Legati al design, ad esempio, ho ‘vestito’ circa 20 dei 100 frigoriferi SMEG firmati DeG e venduti a clienti super ricercati”.
Alice continua a seguire quella strada e sta realizzando il suo Paese delle Meraviglie…che nulla ha di fiabesco ma molto di realistico, concreto e decisamente impegnato.
“Faccio attenzione a tutto quello che mi succede attorno, faccio parte di Legambiente e di un numero di associazioni che si occupano della riqualificazione di quartieri difficili e i murales, come quello realizzato al Teatro Stabile di Catania, rappresentano un’occasione perfetta e magnifica perlasciare messaggi e diffondere bellezza in modo libero!”.
Diceva Peppino Impastato
«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».
E la ricerca, la cura e la tutela della bellezza stanno alla base di un altro importante progetto di Alice. La sua collaborazione con i Cantieri Navali Rodolico di Aci Trezza dove ancora oggi dopo 5 generazioni, due maestri d’ascia, Nuccio e Giovanni, fratelli, costruiscono barche come si faceva una volta. “Una realtà in difficoltà, strozzata dalle imbarcazioni in vetroresina e dai gommoni. Ma si tratta di altro pezzo importante della cultura popolare siciliana, sempre un mezzo di trasporto, passo dal carretto al gozzo, e sempre carico di passato e tradizioni”.
Ai Cantieri Rodolico, nel 2017, Alice dedica la sua prima mostra personale: dipinge per intero un gozo, La Spiranza, e lo porta dal mare di Aci Trezza fino ad una galleria in pieno centro di Catania. Un evento che segna l’inizio del sodalizio tra Alice e Giovanni Rodolico, volto a salvare questa incredibile realtà.
“Te ne dico alcune? Salvatore Martino Rodolico, maestro d’ascia alla guida dei cantieri, conosciuto in paese come Zio Turi, ha 83 anni ed è stato dichiarato tesoro umano vivente dall’Unesco, ovvero patrimonio immateriale dell’umanità, insieme alle sue barche «trezzote», in legno colorato”
Barche create dal mestiere e dalla storia di questi artigiani d’ascia, che esistono da sempre e tramandano questa tecnica millenaria talmente perfetta per ingegno ed esperienza da perpetuarsi nel tempo con un metodo basato su una sapienza antica. Barche storiche, citate da Verga nel suo capolavoro del Verismo italiano, I Malavoglia e da Visconti ne La Terra Trema.
“Il sogno mio e di Giovanni è di fare di questo luogo in declino, un museo vivente a cielo aperto in cui si possa celebrare questo immenso patrimonio, inedito e nascosto. I cantieri ora fanno per lo più manutenzione e non possono continuare a vivere così. Aci Trezza è un logo magico: i faraglioni, il mito di Polifemo, il Verga, Luchino Visconti, i cantieri…un insieme di valori artistici e culturali incredibili che non possono non trovare sfogo”.
Un luogo di inestimabile bellezza. “Che non è uno slogan, credimi – insiste Alice – ma un modo di essere. È l’esito di un insegnamento preciso, quello al rifiuto della sopraffazione per elogiare quando di prezioso abbiamo”.
L’ultimo progetto di Alice verrà inaugurato domani, mercoledì 13 ottobre, a Catania e sarà visibile per tutto il mese.
Ce lo racconta lei…
“La direttrice del Teatro Stabile di Catania è una donna illuminata e forte. Ha amato molto il nostro murales dedicato a Mariella Lo Giudice e ha abbracciato il progetto delle MaleTinte. Per questo ci ha concesso di entrare nei capannoni che accolgono abiti, arredi e accessori degli spettacoli che ha ospitato il teatro. Materiali incredibili, che raccontano dieci, cento, mille storie e che presto verranno smantellati. Una perdita di inestimabile valore. Così ognuna di noi ha preso in prestito un pezzo che l’ha colpita nel profondo e da qui, in concomitanza con lo spettacolo in questo momento sul palco dello Stabile, “Donne in guerra”, è nato il nostro progetto ‘Di ferro, di rose, di ombre’, in cui ognuna di noi, riferendosi all’altra e usando i materiali recuperati, dialoga con un proprio stile raccontando visivamente le proprie sensazioni di donna. Donna che si sottovaluta, che spesso vive vittima di una società che tende a limitarla, a condannarla, a sopraffarla. Invece la donna – dice Alice – deve diventare ed è uno strumento magnifico e potente di pace. Non c’è pace se non c’è rispetto dell’universo femminile”.
Non c’è pace se non c’è il rispetto della donna.
Non c’è pace se non c’è rispetto della donna
Non c’è pace se non c’è rispetto della donna
Non esiste bellezza senza donna.
Alice questo lo ha compreso appieno. Lo celebra con la sua vita e la sua attività.
Chi passa da Catania in questi giorni…faccia un salto al Teatro Stabile, avrà la fortuna e il privilegio di cogliere un messaggio importante. E di vedere qualcosa di bello.
a.marini