Parliamo di Predappio con Paolo Simoncelli autore del servizio che sarà pubblicato sul numero 292 di Itinerari & Luoghi.

Paolo Simoncelli è di Forlì e vanta una lunga carriera di reportage di viaggio per riviste nazionali e documentari per Rai e Mediaset. Curioso e ironico, ha un occhio attento e sensibile: i suoi scatti incantano sempre per come sa cogliere l’essenza dei momenti e delle cose e la sua penna coinvolge in letture che lasciano sempre qualcosa di bello.
Tra i più assidui autori della rivista, si è trovato a Predappio, città natale di Mussolini, nel bel mezzo di una disputa famigliare.

Il “Giallo della Cripta”. Raccontaci Paolo.

Da una parte Orsola e Vittoria, le pronipoti del Duce intenzionate ad aprire la cripta funeraria della Famiglia Mussolini dopo più di 3 anni di chiusura, dall’altra gli altri eredi fermamente contrari. Il fatidico giorno dell’apertura le pronipoti trovano la cripta chiusa. E una nuova serratura! Serve un fabbro che entra subito in azione e così la cripta è finalmente aperta. E lo è tuttora. La “guerra” tra gli eredi però continua!”. Già, facile da immaginare.

Ma Predappio è nato un altro Benito!

Si! Si tratta di Benito Partisani, in arte Mastro Lupo. Nacque nel 1906, figlio di proprietari di un’osteria frequentata da socialisti e anarchici. Mi hanno raccontato che venne battezzato da Duce all’osteria del Moro con un litro di Sangiovese dopo esser stato avvolto in una bandiera rossa socialista. Un personaggio eclettico, pittore, scultore e ceramista. Molto schivo. Divenne, nel dopoguerra anche Sindaco di Predappio e continuò a coltivare la sua passione per l’arte con lo pseudonimo di Mastro Lupo tanto gli pesava il suo nome”.

Ma c’è molto di più vero Paolo?

Bellissimo è l’Oratorio di Santa Rosa dove è ospitato un pezzo unico al mondo, la Madonna del Fascio (1927), straordinaria opera in azulejos (ceramica policroma) coi due angeli reggenti un grande fascio littorio, da cui il nome Madonna del Fascio. E poi la Casa dei Ricordi a Carpena, la villa dove abitò la famiglia Mussolini, cioè il Duce con la moglie e i figli. È stipata di cimeli sospesi tra storia e intimità familiare. E poi ho incontrato Gabriella che, a Predappio Alta, realizza tessuti in filati naturali (lino, cotone e canapa) lavorati a un telaio ligneo del 1835, lo stesso usato da Donna Rachele, moglie del Duce”.

Chi va a Predappio?

I nostalgici, sicuramente, ma anche gli amanti della cultura in generale, i curiosi, chi vuole visitare luoghi che significano molto per il nostro percorso. La storia che ci ha preceduto non si cancella. Ma Predappio non è da legare solo a Mussolini, anche se è imprescindibile. E’ un posto magnifico, espressione perfetta dell’architettura razionalista che presento nel mio reportage. Predappio è buon cibo, buon vino, gente accogliente, mille storie e tanta bellezza come quella racchiusa in Villa Pandolfa, la casa delle 100 finestre, la casa degli spiriti… dove soggiornarono anche Pascoli e Carducci”.

Non resta che attendere la rivista in edicola a Luglio e seguire il racconto di Paolo.