In viaggio nella terra di grandi vini ed eccellenze gastronomiche esaltate dalla sensibilità di produttori e trasformatori sopraffini.

Esperienza per amanti di sapori autentici.

Le strade in Irpinia non finiscono mai.

Ed è una fortuna perché la bellezza di vallate e colline, vigneti e noccioleti, borghi e monasteri è ovunque.

Qui la terra è aspra e generosa, come il carattere di vignaioli e allevatori.

L’Irpinia è un luogo dal cuore nobile dove i confini diventano anelli di congiunzione.

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Antiche vie di transumanti, strade, sentieri e lente ferrovie hanno trasformato questo pezzo di Campania in un luogo di contaminazione dove i venti d’Oriente incontrano respiri occidentali, la terra vulcanica incontra la roccia calcarea.

Gli Irpini furono una popolazione di stirpe sannitica il cui nome ha le radici in hirpus, il “lupo” nel quale le antiche tribù si identificavano innalzandolo a simbolo totemico.

Albe e tramonti accarezzano le creste di montagne e colline disegnando ombre lunghe su un paesaggio che rasenta la perfezione.

Ma la perfezione non è di questo mondo infatti quella irpina è una bellezza che porta con se le ferite provocate da Madre Natura e dalla maldestra mano dell’uomo.

Una data è incisa nella terra e nella gente d’Irpinia: 23 novembre 1980, ore 19,34.

In un minuto e venti secondi – lungo un’eternità – è cambiato il destino di questi luoghi.

La furia di un terremoto devastante ha inghiottito quasi tremila vite e ridotto in polvere Sant’Angelo dei Lombardi, Laviano, Conza della Campania, Lioni.

E per fortuna l’ultima.

Oggi il valore dell’Irpinia è in nuove consapevolezze.

Poche realtà industriali legate a imprenditori lungimiranti e l’ingegno di uomini e donne temprati dalle difficoltà e animati dal desiderio di nobilitare i valori di una terra incredibilmente ricca e generosa.

Viaggiare in Irpinia oggi significa scoprire eccellenze che fanno della genuinità e dell’autenticità i tratti più evidenti.

Niente è fatto su misura per il turismo e qui la sostanza conta molto più dell’apparenza.

Nell’immaginario collettivo l’Irpinia è un luogo quasi sconosciuto ma esprime valori importanti che comunicano la voglia di riscatto e il desiderio di far conoscere ai viaggiatori l’essenza di una terra dove tutto sembra passare per le mani dell’uomo.

Viaggiando da un paese all’altro, da Taurasi a Grottaminarda, da Gesualdo a Paternopoli e poi verso Flumeri, Vallesaccarda e Trevico, in piazza o al bar si incontra sempre qualcuno che indica nuove strade, e possibili suggestioni.

Un castello, una cantina, un bosco dove riscoprire l’intimità di luoghi che si svelano con pudore e timidezza, ma che hanno tante storie da raccontare.

L’Irpinia è terra di vitigni autoctoni: in primis l’Aglianico, vitigno antichissimo e autoctono diffuso nel sud della Penisola, già decantato da Orazio.

Ellenico o Elleanico era il nome originario poi ribattezzato Aglianico con gli aragonesi nel XV secolo.

Tito Livio, nel suo Ab Urbe Condita, accenna ad una “Taurasia dalle vigne optime” fornitrice di ottimo vino per l’Impero, dove si allevava la vite Greca o Ellenica.

Risale invece al 1167 d.C. il primo documento conosciuto nel quale viene citata la vite in Taurasi che gli Spagnoli chiamavano vite “Aglianica”.

Gli esperti definiscono l’Aglianico “un vitigno scontroso che ha bisogno di tempo per maturare; difficile da coltivare e difficilissimo da vinificare, caratterizzato da accentuati tannini”.

Il terreno argilloso calcareo di origine vulcanica è alla base di aromi preziosi che si manifestano nel vino Aglianico di Taurasi, nobile DOCG di questo territorio e capostipite di una famiglia aristocratica che annovera anche due straordinari bianchi come il Fiano d’Avellino e il Greco di Tufo.

Il Taurasi è rosso, intenso, forte come il carattere di antichi guerrieri, mentre i due bianchi sono lucenti e aromatici come l’anima dell’Irpinia.

I viaggiatori che amano abbinare alle esperienze di scoperta itinerari enogastronomici trovano da queste parti gli spunti per itinerari infiniti disegnati su una carta geografica che potrebbe essere immaginata solo con toponimi di prodotti e produttori di altissima qualità.

Oltre al vino infatti il viaggio regala suggestioni importanti come l’olio extravergine d’oliva estratto dalla rara varietà Ravece, le castagne e le nocciole, il tartufo nero di Bagnoli Irpino, per non parlare di legumi tra i quali si segnalano leggendarie cicerchie e verdure pregiate come il sedano di Gesualdo.

È una terra fertile e ricca quella irpina, ma senza l’ingegno e le mani dei suoi figli, non diventerebbe quell’opera d’arte che trova la massima espressione in osterie, ristoranti e agriturismi.

Oltre ai profeti di Bacco e i poeti dell’extravergine ci sono sopraffini norcini e casari che ereditano da avi transumanti antiche saggezze.

Un luogo simbolico dell’identità irpina è la Dogana aragonese, poco fuori l’abitato di Flumeri: l’antico Palazzo della Bufata fu costruito nel 1479 come residenza di caccia per Federico d’Aragona e i regnanti partenopei ma in seguito divenne la dogana delle pecore dove i transumanti sostavano durante i viaggi dall’Abruzzo al Tavoliere delle Puglie e viceversa.

E dal concetto di “transumanza gastronomica” è nato un bellissimo progetto che racconta la ricchezza umana di questa terra: I Mesali, associazione di ristoratori tanto semplici quanto talentuosi nel valorizzare e comunicare saperi e sapori dell’Irpinia nel segno di creatività e tradizioni, trasformando materie prime sulla rotta di eleganza e buon gusto.

Il contatto con produttori, allevatori e artigiani irpini rende I Mesali magnifici cantastorie che trasmettono l’essenza della loro terra d’origine.

Da un po’ di tempo con l’iniziativa “I Mesali nel mondo” il messaggio arriva anche oltreoceano grazie a ristoratori “transumanti” che vivono lontano ma senza mai dimenticare le loro radici.

Franca De Filippis mentre danza con gioia tra i fornelli della sua cucina de La Pegola a Gesualdo trasmette felicità perché le “persone che vengono a mangiare qui devono stare bene”.

Le ricette di Franca sono capolavori di equilibrio dove i sapori si raccontano anche con i colori ma hanno nella sua umanità e nella sua ricchezza di sentimenti un valore aggiunto che i suoi ospiti conoscono bene.

A Vallesaccarda invece la famiglia Fischetti costituisce un patrimonio di cultura enogastronomica molto prezioso.

L’Oasis è un luogo di benessere dove la semplicità di antiche ricette familiari è alla base di interpretazioni d’autore dove la qualità delle materie prime nobilita la sensibilità di mani che si sono meritate anche la stella Michelin; senza nulla togliere al riconoscimento della guida francese qui le stelle brillano nella sensibilità di una famiglia che riesce a trasformare la cucina in arte.

Il nostro viaggio termina a Taurasi, dove era iniziato, e precisamente nella cantina di Antonio Caggiano, forse il primo vignaiolo che già pochi anni dopo il sisma vedeva nel Taurasi un’icona forte per raccontare il cuore di questa terra.

All’epoca era un visionario ma non poteva essere diversamente.

Appassionato di viaggi, fotografia e pittura è sempre stato attratto dalla bellezza.

Oggi è un giovanotto di 85 primavere con le mani segnate dal lavoro nei campi e il cuore che si emoziona quando parla della vita come una passione rosso rubino, intensa, che invecchiando migliora.

L’IRPINIA DI ANTONIETTA GNERRE

Poetessa, critico letterario, saggista, giornalista e promotrice culturale Antonietta Gnerre dipinge l’Irpinia con delicatezza e profondità creando un paesaggio umano impressionista, dove ogni verso e un momento di vita.

Provvisori segni, versi di cicatrici consumate.
Già cresce un’altra nuvola sulla montagna
dove riposano le ombre dei lupi.
Vedi, l’Irpinia somiglia all’universo.
La misuro con le imposte delle case distanti,
che abbiamo abitato,
per esercitare un sopralluogo di pensieri.
Ecco, l’istante comprende ciò che siamo stati,
la resa degli anni che si riorganizza.
Se mi dici, se ti dico,
che questa gioia di guardarci è poca cosa
un’eco da lontano ricompone,
dentro e fuori dall’atmosfera,
la voce di un amore.

 

GRANDI VIGNAIOLI

In questo fazzoletto verde di Campania convivono ben tre DOCG: Taurasi, rosso a base di Aglianico, Fiano d’Avellino e Greco di Tufo bianchi di grande personalità di origini antichissime.

Tante sono le aziende vinicole del territorio, a partire dalle cantine illustri di Feudi San Gregorio e Mastroberardino.

Segnaliamo qui tre tappe da non perdere in occasione di questo viaggio:

  1. Tenuta Fonzone Caccese, Località Scorzagalline, Paternopoli, tel. 0827.1720100, www.fonzone.it: cantina moderna perfettamente integrata nel territorio in bellissima posizione sulle colline di Paternopoli e affacciata verso il bellissimo paesaggio di Gesualdo. Per favorire il più possibile la biodiversità nel vigneto e per migliorare la struttura del suolo, lo spazio interfilare è gestito con la tecnica dell’inerbimento di piante spontanee. Dodici ettari di Aglianico, dai quali si producono Irpinia Aglianico DOC, Irpinia DOC Campi Taurasini e, dalla porzione più alta del vigneto, Taurasi DOCG Riserva.
    Completano la superficie vitata della tenuta i vigneti di Fiano e Falanghina, destinati alla produzione di Irpinia DOC. Il colle dove si estende la tenuta aziendale, poco fuori dal paese, si colloca nella sottozona “Campi Taurasini”. Consigliata una degustazione con vista panoramica; prenotare in anticipo.
  2. Cantine Antonio Caggiano, Contrada Sala, Taurasi; tel. 0827.74723 e 0827.74043, www.cantinecaggiano.it: cantine di grande impatto scenografico tra pareti delimitate da massi di pietra, archi e soffitti a volta; molto interessante il museo della cultura contadina che espone oggetti e strumenti utilizzati per la coltivazione dei vitigni. In produzione tre vini rossi con uve di Aglianico di Taurasi, quattro vini bianchi di cui uno ottenuto con uve di Fiano in purezza, uno con Greco di Tufo 100% e due con uve di Fiano e Grco di Tufo. Consigliata la visita abbinata con un pranzo degustazione la domenica.
  3. Tenuta del Meriggio, Contrada Serra 79/81, Montemiletto; tel. 0825.962282, cell. 346.3060060, www.tenutadelmeriggio.it: cantina di moderna concezione improntata alla sostenibilità ambientale e moderne tecniche di vinificazione; la filosofia del dottor Bruno Pizza, appassionato e profondo conoscitore del territorio si basa sulle qualità di un terroir straordinario. In produzione tre DOCG in purezza: Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi; poi Irpinia Coda di Volpe DOC, Irpinia Aglianico e Rosato DOC e un Benevento Falanghina IGT.

ARMANDO, PASTA DI FILIERA E CURA DEL GRANO

Tappa importante del viaggio enogastronomico in Irpinia è la pasta Armando, scelta da chef e buongustai che credono nel prodotto italiano e di alta qualità.

Si tratta di un progetto virtuoso costruito su un patto di filiera diretto tra il pastificio De Matteis e oltre 1500 aziende agricole produttrici di grano dislocate in 8 regioni del sud Italia.

Mission del progetto è “la cura del grano”, una filosofia produttiva che vuole garantire la massima qualità.

Un efficace sistema di controlli esercitati dagli agricoltori nei campi e le verifiche effettuate nel mulino e durante il processo di trasformazione fanno sì che Pasta Armando sia l’unica che garantisce al consumatore lo zero tecnico di residui di pesticidi e glifosato.

Molto interessanti alcuni formati di pasta a base grano bio, farro o legumi come ceci, fagioli e lenticchia rossa.

Il pastificio si trova a Flumeri ma l’imperdibile punto tappa è la Bottega Armando che si trova vicino al casello autostradale di Grottaminarda: qui è possibile scoprire tutti i formati di pasta Armando e una birra nata dalla collaborazione con il birrificio Serrocroce, prodotta con grano duro italiano della filiera Armando, malto d’orzo, spezie, luppoli e lieviti.

Il risultato è una birra vivace con note di leggera amarezza e speziata.

Ideale per accompagnare un piatto di pasta fatta con lo stesso grano.

Bottega Armando, via Alessandro Manzoni, Grottaminarda; cell. 348.2338794,  www.pastarmando.it.

ECCELLENZE D’AUTORE

La bottega di Mario e Virginia Carrabs a Gesualdo è meta di “pellegrinaggio” per appassionati di carni e salumi locali.

Mario, artigiano delle carni, si rifornisce unicamente da piccoli allevatori locali (circa 90) tramandando una tradizione familiare di relazioni personali instaurate in occasione di mercati e transumanze.

Carne podolica e vitellone dell’Appennino sono i suoi punti di forza.

Da provare la picanha (codone di manzo), la salsiccia al broccolo aprilatico con peperoncino crusco piccante e la leggendaria soppressata.

Mario è un gran narratore del territorio e in bottega propone le eccellenze del territorio, dalla pasta al vino, ai formaggi locali.

L’Irpinia è anche la terra del Pecorino Carmasciano, il formaggio prodotto con il latte di pecora di diverse razze tra cui la bagnolese e la laticauda, letteralmente “dalla coda larga”.
Questo formaggio è fortemente condizionato dalle qualità di erbe consumate nell’area di Carmasciano e il suo gusto caratteristico è dovuto all’influenza dei composti solforati provenienti dalla Mefite (la zona del vulcano spento nella Valle di Ansanto).

Al naso profuma di latte, di erba tagliata e fiori.

Il suo gusto è delicato, talvolta piccantino.

Da provare la selezione di formaggi dell’azienda Carmasciando, in bellissima posizione tra Rocca San felice e Guardia Lombardi, specializzata nella produzione di formaggi del territorio.

I cultori dell’olio extravergine d’oliva possono vivere momenti di grande intensità a Venticano dove si trova l’azienda FAM di Flora, Antonio e Maria Tranfaglia, che portano avanti con passione il progetto di papà Marciano.

Gli oliveti sono sparsi sul territorio di Taurasi, Mirabella Eclano, Venticano e Calvi.

Da non perdere l’uliveto nei pressi del frantoio con ben 62 differenti cultivar campane di olivo.

Consigliata la degustazione in azienda dove si può apprezzare la consistenza, il profumo e le note intense della varietà locale Ravece.

FAM ha realizzato anche una linea cosmetica a base di olio EVO Ravece.

  • Macelleria Mario Carrabs, via Campo San Leonardo 16, Gesualdo; tel. 0825.401624, FB Macelleria Mario Carrabs
  • Azienda Carmasciando, contrada Carmasciando, Guardia Lombardi; tel. 0827.45118, www.carmasciandoshop.it
  • Oleificio FAM, contrada Ilici Zona PIP, Venticano; tel. 0825.965829, www.oliofam.it, www.famevo.it (linea cosmesi).

ARTIGIANI DEL TORRONE

La famiglia Di Iorio fa miracoli con le nocciole avellane, il miele delle colline e le mandorle della vicina Puglia.

Da 270 anni racconta l’anima dolce dell’Irpinia portando gioia e allegria in occasione delle feste di paese.

Il torroni firmati Di Iorio sono una garanzia di fedeltà alla tradizione e all’alta qualità delle materie prime.

Nel moderno laboratorio le attuali tecnologie sono al servizio di torroniere originali della metà del ‘900.

I processi di cottura non conoscono la fretta: per cuocere un impasto ci vogliono 13 ore e il raffreddamento avviene naturalmente senza l’utilizzo di frigoriferi.

Il “Vecchia Maniera” è un prodotto di eccelsa pasticceria e costituisce il simbolo della produzione della famiglia Di Iorio.

Torroni morbidi e friabili vengono prodotti con sole mandorle e frutta secca o abbinati a cioccolato.

Addirittura commovente il pantorrone farcito con pan di spagna, limoncello, rhum o cioccolato.

Vincenzo, il figlio Federico e la figlia Anna sono la sesta e settima generazione di una storia bellissima iniziata nel 1754 con Michele Di Iorio, professione “copetaro”.

Cupeto infatti è il nome originario dialettale che deriva da “cupedia”, l’impasto di frutta secca, albume d’uovo e miele che gli antichi dedicavano al dio Cupido.

Federico è un gran narratore di storia e storie legate al torrone che affonda le sue radici nella cultura araba e arriva in Italia con gli spagnoli.

La passione che trasuda dai racconti di Federico è forse l’ingrediente più importante: regala identità e carattere a una creatura che trasmette al palato le gioie della vita.

Di Iorio Federico, via Roma 115, Dentecane; tel. 0825.962097, www.torronediiorio.com

L’IRPINIA IN BICI

Un modo insolito per scoprire questo angolo verde della Campania è il cicloturismo.

Qui è una pratica ancora poco diffusa e infrastrutturata: non ci sono ciclovie, mappe dettagliate o segnaletica specifica ma i percorsi sono bellissimi.

Se vi attirare l’idea di pedalare tra boschi, borghi e vigneti, vi segnaliamo il Bicyclery Shop di Taurasi (via Francesco Tedesco 19, tel. 0827.74189, www.bicyclery.com), di Walter Dello Iacono, ex-ciclista australiano d’origine irpina, che conosce a memoria tutte le strade, salite e discese, e che vi può fornire non solo bici a noleggio, ma anche le tracce GPS dei percorsi più belli.

DOVE DORMIRE

  • B&B Taurasia, Palazzo Ferri, Piazza del Plebiscito, Taurasi; cell. 331.9258779, www.taurasia.com.
  • B&B Al Campanaro, viale Italia 13, Taurasi; cell. 338.5234241, www.alcampanaro.it.
  • B&B Zembalo, via IV Novembre 78, Gesualdo; cell. 349.6158004, www.zembalo.it.

DOVE MANGIARE

  • Enosteria TaGè, via Municipio, Taurasi; cell. 392.3804564, www.enosteriatage.it, FB Enosteria TaGè.
  • Agriturismo Taurasi, via Paludisi, Taurasi; cell. 333.4967971.
  • La Pergola, via Freda 4, Gesualdo; tel. 0825.401435, www.lapergoladigesualdo.it, FB La Pergola di Gesualdo Gesualdo.
  • Oasis Sapori Antichi, via Provinciali 4, Vallesaccarda; tel. 0827.97444, 0827.97021, cell. 348.6975545, www.oasis-saporiantichi.it
  • Antica Trattoria Di Pietro, corso Italia 8, Melito Irpino; tel. 0825.472010, cell. 333.9656781, www.anticatrattoriadipietro.it


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