Esistono tante Parma: la città romana e quella medievale, la Parma rinascimentale e quella barocca, la borbonica e l’illuminista, la rivoluzionaria e l’asburgica, la Parma contadina e la Parma imprenditrice, quella verdiana (dei sentimenti forti e nazionali del melodramma) e la Parma delle barricate, quella profonda delle tradizioni popolari, la Parma innovativa e tecnologica: tutte queste sono, insieme, la città di oggi. Una città che festeggia l’inizio, tra qualche settimana, del nutrito programma di Capitale italiana della cultura 2020. Un anno sicuramente indimenticabile, come ha sottolineato Federico Pizzarotti, sindaco di Parma e Presidente del Comitato per Parma 2020. (foto di apertura di Edoardo Fornaciari).
Nella splendida cornice di Palazzo Mezzanotte (sede della Borsa di Milano), è stato presentato il nutritissimo programma che trasformerà la città emiliana nell’ombelico d’Italia. Una miriade di eventi che coinvolgeranno il più piccolo quartiere fino all’ente più prestigioso. Perché è proprio questa la formula vincente che ha portato alla scelta di parma: una progettualità che, oltre a valorizzare la cultura come benessere per la comunità, veicolo di sviluppo sociale ed economico, luogo di libertà e di democrazia, spazio e tempo di inclusione e di crescita individuale e comunitaria, intende realizzare attività di lunga durata e lasciare strutture e metodologie per rendere sempre più vivo, concreto e solido il sistema culturale.
Il claim che ha accompagnati fin dall’inizio il programma di Parma2020 è “la cultura batte il tempo”. Il percorso di candidatura è stato costruito attorno a un polo di riflessione unitario sui diversi “tempi” della città, scommettendo sulla carta dell’inclusione e della sostenibilità.
A marcare e connotare le diverse temporalità di una città contribuiscono, in egual misura, le esperienze dei gruppi sociali che vi abitano e che ne scandiscono, per altro verso, il fluire, battendo un altro tipo di tempo: un tempo interconnesso e pre-digitale, del lavoro e del riposo, del bambino, del giovane o dell’anziano, o ancora il tempo degli stranieri o dei viaggiatori. In questi percorsi si ritrova non solo il senso dell’esperienza estetica nella contemporaneità, ma il significato sociale e politico della cultura, oggi sempre meno svincolato dalla sua portata antropologica: non c’è migliore strategia, per la crescita sociale, dell’osmosi culturale, da ricercare e promuovere all’interno delle pieghe della città.
A sovrintendere e coordinare il raggiungimento degli obiettivi è il Comune di Parma, che definisce gli indirizzi e le strategie. “L’anno della Capitale non è arrivato per caso o per fortuna, ma grazie a un mix ci competenza, intuizione e compiendo i passi giusti” ha precisato il sindaco Pizzarotti, che poi ha aggiunto: “Non è un premio, ma un merito. Parma ha fatto squadra e ha vinto una sfida importante. Sarà il grande anno che ci aspettiamo e ci guadagnerà la città, la regione e anche l’Italia. Il futuro del nostro paese si compirà se l’Italia stessa punterà sulla cultura: siamo una grande nazione che vive sopra un patrimonio materiale e immateriale immenso, dobbiamo semplicemente farcene carico e presentarlo al mondo intero”.
Un percorso, dunque, che vede nel rapporto pubblico-privato (premiato nella stessa motivazione che ha portato alla nomina a Capitale) un pilastro fondamentale per promuovere la produzione culturale per un pubblico di tutte le età. A sostegno del programma, nell’ottobre del 2018, è nato il Comitato per Parma2020, fondato dal Comune, l’Unione degli industriali e l’associazione “Parma, io ci sto!”, presieduto da Alessandro Chiesi, con lo scopo di promuovere il raggiungimento degli obiettivi coinvolgendo tutto il territorio e contribuendo a sviluppare un metodo di lavoro che prosegua ben oltre il 2020 e lasciare una traccia imperitura e indelebile per le civiltà che verranno.
Il programma
Si tratta di un palinsesto di bellezza, arte, gusto e creatività scaturito dagli oltre 700 partner del territorio, che si può suddividere in quattro grandi azioni: le 65 iniziative del Dossier di candidatura e gli eventi speciali, che danno forma all’idea e al progetto culturale di parma; l’energia del territorio, che vede oltre 150 iniziative sviluppate dai Comuni, dalla Provincia, dalle Diocesi, dalle imprese e dalle associazioni; il programma dell’Università di Parma, con oltre 250 incontri sul tema della conoscenza; Emilia 2020, il programma coordinato con le vivine Piacenza e Reggio Emilia. L’identità visiva di Parma2020, che ricoprirà di giallo la città emiliana e che resterà in eredità al territorio come una sorta di brand collettivo, è stata realizzata dal berlinese Erik Spiekermann, uno dei più celebrati designer al mondo.
Il via alle celebrazioni avverrà l’11 e il 13 gennaio 2020: sarà una tre giorni di eventi tra mostre, concerti, performance e teatro dedicati alla partecipazione e alla condivisione culturale. In particolare, il 12 gennaio si svolgerà la cerimonia istituzionale di apertura, con la cornice del Teatro Regio e la presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella.
Città Creativa Unesco per la Gastronomia italiana
Nel 2015 Parma è stata ufficialmente invitata a prendere parte alla rete UNESCO delle Città Creative, diventando la prima Città Creativa Unesco per la Gastronomia italiana. Un evento rilevante per il Made in Italy: con Parma entra a fare parte del network delle Città Creative il modello culturale e agroalimentare italiano. Siamo nel cuore della Food Valley: l’Emilia-Romagna è infatti la regione europea con il maggior numero di prodotti DOP e IGP, e a Parma viene realizzato il 20% del fatturato italiano con prodotti DOP e IGP.
Per ottenere questo importante risultato Parma non ha dovuto “inventare” nulla, ma piuttosto mettere a sistema quanto ha sviluppato nel tempo in termini di esperienza, storie, know-how. A Parma infatti, il paesaggio, la cultura e il cibo sono da sempre uniti da un legame indissolubile. A Parma il patrimonio gastronomico è una combinazione unica di risorse, eccellenze e espressioni antropologiche che costituiscono l’identità, la storia e il saper fare della comunità: il contesto ideale per promuovere lo sviluppo del “turismo creativo”. Parma, uno degli snodi principali dell’antica Via Emilia, attraversata fin dall’epoca romana da mercanti e viaggiatori, situata tra i campi della Bassa Padana, l’umida pianura che scivola nel Po, e le valli appenniniche, dal clima fresco e asciutto, ha accolto nel tempo idee e sensibilità differenti, gettando le basi di una civiltà basata sull’accoglienza e su una tradizione agroalimentare secolare.
Il genius loci ha dato vita a vere opere d’arte, come il Prosciutto di Parma, apprezzato fin dall’epoca romana, o il Parmigiano Reggiano, inventato nell’Alto Medioevo dai monaci benedettini e cistercensi. O il Culatello di Zibello, il Salame Felino, la Coppa di Parma, il Tartufo Nero di Fragno, il Fungo di Borgotaro, i vini dei colli: un inesauribile giacimento di sapori e di storie. La capacità imprenditoriale poi ha fatto il resto, trasformando il parmense nel motore dell’industria di conservazione degli alimenti, come il pomodoro o i prodotti ittici, della panetteria, della pasta.
Oggi circa 250 produttori – aziende agricole, cantine, caseifici, salumifici – ristoratori, albergatori, operatori del turismo, guide, accompagnatori, esercenti si sono riuniti nel Club di Prodotto “Parma City of Gastronomy”, che da un lato tutela la qualità dei prodotti, dall’altro garantisce l’autenticità di un’esperienza unica, offrendo esperienze fortemente tematizzate e personalizzabili, percorsi che stimolano i sentimenti e le emozioni attraverso i cinque sensi, specialmente il gusto. Percorsi da scoprire lentamente, assaporando ogni dettaglio in modalità sostenibile, esplorando piazze e strade medievali, tra botteghe e palazzi storici, ammirando le colline e andando a conoscere i produttori e i loro segreti, passando da un monumento a una degustazione: i sapori del territorio sono il filo conduttore di “Parma City of Gastronomy”.