L’affascinante storia della maiolica italiana nella sua età dell’oro, dalla seconda metà del 1400 alla prima metà del 1500, è narrata a Torino da un curatore d’eccezione, lo storico dell’arte Timothy Wilson, in collaborazione con Cristina Maritano, conservatore di Palazzo Madama per le Arti decorative. Wilson, attualmente conservatore onorario dell’Ashmolean Museum di Oxford, è il massimo esperto di maiolica del Rinascimento e a lui si devono i cataloghi sistematici delle raccolte del British Museum di Londra, del Metropolitan Museum di New York, della National Gallery di Victoria in Australia e dell’Ashmolean Museum di Oxford. La mostra si apre con una grande vetrina, che evoca il mobile protagonista della sala da pranzo rinascimentale, la credenza, dove le raffinate maioliche erano esposte sia per essere ammirate sia per servire all’apparecchiatura della tavola. Si entra poi nella Sala del Senato dove il percorso si snoda attraverso i principali centri produttori di maiolica in Italia, come Deruta, Faenza, Urbino, Gubbio, Venezia, Castelli e Torino, e si sofferma sulle caratteristiche della decorazione e sui principali artisti, quali Nicola da Urbino, Francesco Xanto Avelli, Francesco Durantino. La mostra prosegue illustrando l’ampia varietà di temi riprodotti sulla maiolica istoriata, che, oltre ai soggetti religiosi, vede riccamente rappresentati soggetti profani, tratti dalla storia antica e dalla mitologia, o riguardanti la vita affettiva, come i temi amorosi, o lo status sociale dei committenti, come i servizi araldici. Le fonti grafiche di questa pittura di storie derivano dai repertori di incisioni, che circolavano nelle botteghe dei maiolicari e che erano il tramite per riprodurre su scala ridotta e per una visione domestica le più celebri invenzioni dei grandi pittori dell’epoca.

Tra il 1400 e il 1500 si amplia e si differenzia l’uso delle maioliche nella vita sociale. Nell’arredamento della casa italiana, in particolare nelle residenze di campagna, le maioliche istoriate venivano esposte sulle credenze ma anche usate sulle tavole e potevano essere offerte come doni in occasioni quali il matrimonio e il battesimo. Piccole sculture, che talvolta mascheravano la funzione di calamai o fontane, erano usate a scopo decorativo negli interni privati. Particolarmente fiorente divenne l’uso della maiolica nei corredi da farmacia, commissionati in genere da istituzioni religiose.

Il percorso si conclude con una serie di capolavori, collocati in singole vetrine: una coppia di albarelli di Domenigo da Veneziaun grande rinfrescatoio di Urbino e la brocca in porcellana medicea di Palazzo Madama, eccezionale esemplare della prima imitazione europea della porcellana cinese, realizzato da maiolicari di Urbino che lavoravano a Firenze alla corte di Francesco I de’ Medici.

La maiolica rinascimentale italiana è l’unica forma d’arte che ha conservato in modo così perfetto i colori originari di quando fu realizzata, rispecchiando il mondo in cui vivevano le donne e gli uomini di quell’epoca. La tecnica consiste nel rivestire di uno smalto bianco opaco a base di stagno la superficie di oggetti in terracotta e nel dipingervi sopra con ossidi metallici, che virano in brillanti colori dopo la cottura: dal cobalto si ricava il blu, dal rame il verde, dal ferro l’arancio o l’ocra, dall’antimonio il giallo, dal manganese il porpora o marrone e dallo stagno il bianco. Ha lontane origini islamiche e giunse in Europa con la conquista musulmana della penisola iberica nell’VIII secolo, dove fu impreziosita con il lustro, che consentiva di ottenere il colore dell’oro o del rubino con sfumature cangianti o iridescenti, invenzione dei vasai di Malaga (da qui la parola “maiolica”) e del Regno di Valencia. Esportata con successo in tutta Europa, essa influenzò gli sviluppi dell’arte ceramica in Italia, praticata in numerosi centri della Toscana, dell’Emilia, delle Marche e dell’Umbria. Con grande inventiva i ceramisti italiani innovarono la tradizione ispano-moresca contaminandola con motivi ispirati al repertorio gotico e rinascimentale e altri derivanti dalle porcellane cinesi.

La novità assoluta, nata nelle botteghe dei ceramisti italiani, fu l’istoriato, ovvero la colorata pittura di storie sopra la superficie bianca della ceramica. Il rappresentare in maiolica temi di storia sacra e profana, religiosi, mitologici, amorosi, con lo scopo di ornare la dimora signorile, è, infatti, una peculiarità tipicamente italiana, che si sviluppa dalla fine del 1400 soprattutto in città del centro Italia, come PesaroDerutaFaenzaGubbioCasteldurante e Urbino.